Euro, Atene e l’interesse dei tedeschi

Nov 3rd, 2011 | Di cc | Categoria: Esteri

Da Il Messaggero, a firma Luigi Paganetto

 

Salvare la Grecia a dispetto della Grecia. Dovrebbe essere questa l’idea da mettere al centro della riunione del G20 a Cannes. I mercati hanno accolto assai male la decisione del premier greco di sottoporre a referendum l’accordo raggiunto al summit europeo di pochi giorni fa. I risultati si sono visti. Una caduta clamorosa degli indici di borsa. Un aumento ulteriore e assai preoccupante della differenza tra i tassi d’interesse che bisogna pagare in Germania e quelli richiesti dal mercato per rifinanziare il debito pubblico dei Paesi nell’occhio del ciclone, a cominciare dall’Italia. L’accordo che era stato raggiunto con la Grecia prevedeva la concessione di un nuovo prestito di circa 130 miliardi di euro di una durata tra i 15 e i 30 anni, necessario a fronteggiare le esigenze finanziarie del governo greco, a fronte dell’accettazione di una serie assai drastica di misure rivolte a ridurre lo squilibrio dei suoi conti.

 

Si tratta di misure assai impopolari a cominciare dai 30 mila licenziamenti nel settore pubblico, per continuare con i tagli alle pensioni e ai salari. Le reazioni popolari non si sono fatte aspettare e tutti abbiamo visto le immagini delle piazze e delle strade di Atene che ribollivano contestando le decisioni prese. Da quando ci si è accorti che i dati sui conti pubblici presentati a Bruxelles erano truccati e che deficit e debito pubblico effettivi erano ben superiori a quello che era stato dichiarato, Papandreou ha preso molte decisioni coraggiose e impopolari. La scelta di subordinare l’accordo raggiunto in Europa al risultato di un referendum popolare è certamente intempestivo e, in ogni caso, rappresenta l’uso di uno strumento non preannunciato e comunque inadatto a prendere decisioni in materia finanziaria. Tutto ciò è stato abbondantemente sottolineato nei commenti del giorno dopo dai media di tutto il mondo e sanzionato pesantemente dal giudizio dei mercati. Che cosa ha guidato la decisione di Papandreou? Ci sono due aspetti di questa vicenda che val la pena di commentare. Il primo è che non si sbaglia se si guarda agli interessi in gioco, in particolare quelli delle banche francesi e tedesche. Stando ai dati pubblicati dalla Banca dei regolamenti internazionali, le banche tedesche alla fine del 2010 avevano circa 15,3 miliardi di curo di debito pubblico greco, contro i 10,5 miliardi di quelle francesi. Come in tutte le situazioni di crisi sono i maggiori creditori, quelli più esposti, che rischiano di più e dunque quelli maggiormente interessati al rientro della quota maggiore possibile del loro credito, In questo caso però non è in gioco soltanto il recupero dei crediti dei due Paesi che stanno guidando le scelte europee. C’è di mezzo il futuro dell’Europa e dell’euro.

 

Occorre evitare che l’egoismo-Paese e quello di una parte del sistema bancario finiscano per vanificare una risposta alla crisi capace di realizzare quello che tutti ci aspettiamo e cioè una soluzione che veda un equilibrio tra gli interessi in gioco, primi tra tutti quelli dei cittadini. Infine, pur con tutti i distinguo e le precisazioni necessarie, va detto che la posizione di Papandreou si può spiegare con la sua consapevolezz

 

a che nel caso migliore possibile il suo Paese vivrà un periodo difficilissimo. Se vuole assicurarsi un futuro politico deve evitare che l’esproprio di sovranità implicito nell’accettazione delle onerosissime condizioni che gli ha imposto l’Europa venga realizzato senza che ci sia un giudizio popolare sull’accordo. Non solo. Ma in questo modo può forse ancora contrattare con l’Europa e spuntare condizioni migliori sulla restituzione del debito. E l’Europa? Non può che salvare la Grecia per evitare danni maggiori. Non solo. Ma deve anche evitare che il suo intervento si risolva in una rincorsa al recupero di crediti verso un debitore che ha le sue colpe ma non può essere messo in ginocchio. Occorre pensare perciò a un programma europeo d’investimenti che consenta all’Europa di guardare alla crescita oltre che alla crisi finanziaria e ci faccia uscire dalla morsa della situazione attuale, posto che l’Unione Europea è nata come una promessa di sviluppo.

 

La Ue sta rischiando viceversa di essere percepita come un mero guardiano dell’ortodossia finanziaria. Nell’immediato, non c’è dubbio, l’effetto contagio è alle porte. Per evitarlo, e noi siamo tra i più interessati, tutti devono farsi carico del salvataggio della Grecia mettendo subito a disposizione le risorse necessarie. Il tempo conta. Un intervento perla Grecia fatto mesi fa avrebbe avuto un costo decisamente inferiore. Allo stesso tempo è però necessario un salto di qualità nella visione delle scelte da adottare. E noi? Dobbiamo far tesoro dell’esperienza greca. È imperativo per il nostro Paese. Fare subito, senza rinvii, scelte incisive e determinate evitando di andare al rimorchio degli avvenimenti, progettando il futuro di un Paese che ha straordinarie risorse materiali e intellettuali e deve poter riprendere, fin da domani, il suo cammino.

 


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