Deboli per grazia
Ott 19th, 2011 | Di cc | Categoria: Religione
Di fronte all’amore sconfinato di Dio avvertiamo il dolore e la fatica perché non riusciamo a vivere come egli ci insegna, sentiamo tutto il peso della nostra debolezza, che ci impedisce di seguire il Signore fino in fondo. Ma Gesù sulla croce ha assunto anche la nostra debolezza! Non dobbiamo aver paura di scoprirci deboli, di incontrare la nostra debolezza o anche di scontrarci con essa. Il Signore ci fa comprendere che, quando questo accade, stiamo vivendo un momento di grazia, un evento provvidenziale, che accolto e vissuto ci permette di uscire da noi e immergerci in Dio. Abbiamo bisogno di lasciare tutte le nostre sicurezze, tutta la nostra baldanza e spavalderia e l’esperienza della nostra debolezza ci offre l’occasione di renderci conto, anche se in modo doloroso, che non possiamo contare sulle nostre forze, sulle nostre capacità, sulla nostra bravura. Nel momento in cui ci troviamo senza nessun appoggio, vicini alla disperazione, perché abbiamo scoperto di essere deboli come tutti, di non essere ciò che pensavamo, magari migliori degli altri, allora, solo allora, riusciamo ad abbandonarci totalmente al Signore, lasciamo la nostra vita nelle sue mani e sperimentiamo che tutto viene da Lui e che Egli manifesta la sua forza nella nostra debolezza. Fino a che non facciamo questa esperienza, in fondo, non conosciamo davvero il Signore, pensiamo ancora che Egli ci ama perché noi siamo bravi e facciamo tante cose per lui.
E’ l’esperienza di Pietro, che con grande veemenza e sincerità proclamava davanti a tutti che egli avrebbe seguito Gesù fino alla morte e poi, al canto del gallo, capì di essere un uomo fragile, come tutti gli altri, o forse più di loro, proprio perché non si conosceva e pensava di essere in grado di fare cose che solo la grazia di Dio può rendere possibili; ma, incrociando lo sguardo del Signore, capì anche finalmente chi era Gesù, capì che egli lo aveva scelto e lo amava non per i suoi meriti e la sua presunta bravura, ma perché Egli è l’amore e ha scelto la strada della debolezza per salvare l’uomo. E non poteva essere altrimenti, perché la debolezza è la condizione esistenziale dell’uomo, la condizione che egli ha da sempre conosciuto (ecco il senso del peccato di Adamo). Ma l’uomo rifiuta la debolezza e, in questo modo, non riesce a consegnare completamente la sua vita a Dio,non riesce ad aprirsi al suo amore e alla forza del suo Spirito, si arrocca continuamente dietro le sue sicurezze, la sua intelligenza, i suoi desideri, la sua forza, la sua libertà. Per questo è necessaria un’esperienza forte che ci permetta di prendere coscienza della nostra debolezza, versando lacrime amare. Questo non significa che dobbiamo cercare a tutti i costi qualche umiliazione o qualche caduta per poter fare questa esperienza. Essa è un dono e il Signore sa quando è il momento di farci passare da morte a vita, dall’uomo vecchio all’uomo nuovo, che vive solo del suo Signore.
In conclusione, ciò che il Signore ci mette nel cuore è che la nostra debolezza non è un male, senza di essa non saremmo uomini, e non è un ostacolo per seguirlo sulla via della santità, ma anzi può essere il trampolino di lancio, perché, quando ci riconosciamo fragili, poveri, incapaci, lasciamo le redini della nostra vita nelle mani di Dio, lasciamo che egli operi attraverso di noi e vediamo quali grandi cose Egli compie. Quando siamo deboli è allora che siamo forti, perché diventiamo strumenti della potenza dell’amore di Dio. Non dobbiamo avere paura di lasciarci portare da lui, non dobbiamo scoraggiarci di fronte alle nostre difficoltà e ai nostri limiti, non dobbiamo avere paura di quanto è esigente il Signore, perché è lui che opera. Il trionfo di Gesù Cristo sulla morte ci insegna questo e ci riempie di speranza: anche noi, così come siamo, viviamo in Lui e siamo forti in Lui, con Lui camminiamo e attraverso di noi Egli continua ad essere con ogni uomo, fin nel più intimo, fino ad assumere la sua stessa debolezza, per manifestare attraverso di essa la forza dell’amore di Dio.
Suor Teresa Soria