INNAMORATO DI DIO
Ott 17th, 2011 | Di cc | Categoria: Religione
“Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.(1Gv 4,16-19)
Parlare d’innamoramento di Dio è senz’altro suggestivo, ancorchè non originale, ma è espressione che non piace a tutti; sembra eccessiva, come una pia forzatura poco credibile (e poco creduta). Ciò che pare sospetto in essa, è proprio la terminologia, che sembra rubata ad altri linguaggi e contesti: “innamorato” va bene per dire di lui cotto di lei, ma pare improprio parlare in questi termini del rapporto con Dio da parte del vergine. Almeno nei casi ordinari.
Innamoramento significa, secondo Lonergan, amore intenso e creativo, totale e totalizzante, senza limiti né restrizioni, condizioni o riserve. Ed è naturale che la creatura “s’innamori” del creatore; anzi, a rigor di termini, solo colui che è amore senza limiti può essere amato senza limiti, solo la bontà e tenerezza infinita può esser amata totalmente. Improprio, sempre secondo il noto teologo, è semmai l’uso del termine per parlare di relazioni amorose umane.
A Lonergan sembra far eco Etty Hillesum, l’ebrea olandese eliminata dal nazismo ad Auschwitz nel 1943 a soli 29 anni che ci ha lasciato un diario con pagine frementi di umanità e mistica: “Quelle a Dio sono le uniche lettere d’amore che si devono scrivere”. E ancora: “Questa è proprio la mia sensazione perpetua e costante: quella di stare tra le tue braccia, mio Dio, protetta custodia, impregnata da un senso di eternità”.
Pure interessante, perché detto dall’altra sponda, quel che dice S.Natoli, filosofo non credente, ma di grande finezza e intuito spirituale, quando rileva che vi sono, si, “uomini di Chiesa che propongono una visione etico-moralistica della castità, impoverendone il valore simbolico. Impediscono così , l’insorgere di quello spaesamento che invita perfino gli estranei a domandarsi:”…E se vi fosse dell’altro?”. Ma vi sono anche uomini di Chiesa che testimoniano nella loro carne secondo le antiche parole:” Tu hai già preso possesso delle mie viscere”. E non sono folli, sono amanti. Amanti di Dio.
Secondo chiarimento. Innamorarsi non è cosa eventuale o legata al carattere di qualcuno, ma rappresenta l’esito normale della crescita affettiva;l’essere umano è fatto per questo, non può fare a meno di consegnarsi e abbandonarsi totalmente a un altro o a una grande passione: a chi o cosa lo sceglierà lui, ma celibe o sposato che sia dovrà innamorarsi. Senza innamoramento all’uomo manca qualcosa di essenziale. Tanto più, specifichiamo noi, se si tratta di chi ha scelto la verginità per il Regno.
Innamorarsi significa amare con tutto il cuore, la mente, le forze, tanto più totalmente attratti e coinvolti nell’operazione, quanto più l’essere amato è in se stesso amabile. Per innamorarsi di Dio, dunque ,ci vogliono anche le mani e i piedi, la decisione e l’azione, la ragione e la sensibilità… Ci vuol tutta la vita e ogni battito del cuore, poiché Dio è il più amabile degli esseri.
Ne deriva, come conseguenza, che se nessuno come l’innamorato è consapevole delle possibilità del suo cuore ( poiché nessuno come lui è disposto all’impossibile pur d’esprimere e realizzare il suo amore), questo è ancor più vero per l’uomo innamorato di Dio. L’amore intenso per l’eterno svela l’essere umano a se stesso, gli fa prender coscienza come nessun altro affetto della sua bellezza, delle possibilità nascoste e inedite del suo cuore, quasi spremendole fino alla massima realizzazione, ma naturalmente lo rende pure consapevole delle paure e delle difese, del senso di vertigini che assale la creatura dinanzi all’orizzonte sconfinato dell’amore senza limiti. Nessuno come l’innamorato di Dio conosce mura e sotterranei del proprio cuore.
L’innamoramento non comporta il fagocita mento dell’altro (tu sei mio), ma esattamente l’opposto: è l’io che estende i propri confini a quelli dell’amato, protendendosi verso di lui, verso i suoi valori e interessi, per esser proprio come lui e identificarsi col suo destino. L’ amore infatti o trova simili o rende simili, in un’inarrestabile azione trasformante.
E se l’oggetto dell’amore è Dio, chi si innamora di lui è inevitabilmente portato a estendere i propri confini umani a quelli divini, ovvero a immedesimarsi sempre più con Dio. In altri termini l’oggetto dell’amore diventa sempre più il modo d’amare, ne detta lo stile, favorendo l’unità della persona amante. Chi è innamorato del Signore Gesù lo pone al centro della sua vita, come colui che unifica la sua persona concentrandola attorno a un’unica grande passione, lo assume come criterio delle sue scelte, colui che gli fa sperimentare il gusto squisito e liberante di “far le cose per amore”, colui che riempie la sua solitudine e gli dà il coraggio di morire perché altri vivano, perché tutti vivano. L’ innamoramento di Dio, infatti non è come l’innamoramento umano, che è per natura sua esclusivo, ma è inclusivo, ovvero include subito gli altri, non come semplice conseguenza dell’amore per Dio, come qualcosa o qualcuno che vien dopo (amato giusto per amor di Dio), ma come parte integrante di questo amore, come qualcuno, anzi, tutti,amati in Dio.
Suor Alfonsina Pepe