Berlusconi: questa maggioranza è coesa

Ott 14th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica

Il discorso del Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi,
alla Camera dei Deputati - 13 ottobre 2011

 

Signor Presidente,

Colleghi deputati,

chiedo il rinnovo della fiducia al Governo che ho l’onore di presiedere. Un incidente parlamentare, di cui la maggioranza porta la responsabilità e di cui mi scuso personalmente, ha determinato martedì scorso una situazione anomala che un voto di fiducia politica è in grado di sanare.

Il Governo chiede che gli sia confermata la fiducia del Parlamento perché profondamente consapevole dei rischi che corre il Paese.

Perché convinto che i tempi imposti dai mercati non sono minimamente compatibili con quelli di certe liturgie politiche.

Perché consapevole d’essere l’unico soggetto democraticamente abilitato a difendere gli interessi nazionali qui ed ora, con l’urgenza imposta dalla crisi.

Non mi nascondo la gravità dell’incidente parlamentare di martedì, ma ciò non può avere improprie conseguenze sul piano istituzionale. Il rendiconto generale dello Stato è un atto dovuto, e il Governo non può sottrarsi alla sua responsabilità che è costituzionalmente prevista. Ferme, ovviamente, le risultanze contabili del rendiconto, così come parificato dalla Corte dei Conti, il Governo presenterà al Parlamento un nuovo provvedimento di un solo articolo al quale aggiungerà come allegati i dati contabili e di gestione delle singole amministrazioni e delle aziende autonome. Il Governo ha il dovere di farlo. Ma siccome qualcuno contesta che ne abbia il potere, ritengo utile qualche precisazione non per partecipare alla disputa tecnico–giuridica che dilaga sui giornali in queste ore, ma solo per lasciare agli atti del Parlamento una precisa assunzione di responsabilità.

La legge sul Rendiconto generale dello Stato e delle Aziende autonome appartiene alla categoria delle cosiddette leggi “formali” ovvero provvedimenti legislativi che hanno soltanto la forma di legge ma non le caratteristiche sostanziali. Infatti il rendiconto è costituito da una serie di risultanze e dati contabili elaborati, in sede consuntiva del bilancio dell’anno precedente, da parte della Ragioneria generale dello Stato e asseverati dalla magistratura contabile (Corte dei Conti) con apposito “giudizio di parificazione “ che attesta la veridicità dei dati e il rispetto dei vincoli finanziari posti dalla legge.

Nell’approvare la legge sul Rendiconto, il cui contenuto è inemendabile perché comprensivo di dati esclusivamente contabili ormai consolidati, il Parlamento conferisce una copertura legislativa al procedimento di accertamento e verifica del bilancio dell’anno precedente. In caso di votazione negativa di una Camera parlare di sfiducia nei confronti del Governo è del tutto improprio perché il Rendiconto è un atto squisitamente di riscontro contabile e non rientra infatti nell’elenco di cui all’articolo 7 della recente legge di riforma n. 196 del 2009, che individua gli strumenti della programmazione finanziaria, per i quali è certamente necessaria una consonanza tra Esecutivo e Parlamento. L’equiparazione proclamata dai partiti della minoranza fra Rendiconto e leggi di bilancio o di stabilità è pertanto del tutto forzata e strumentale.

Il Governo quindi intende porre rimedio al negativo episodio del rigetto dell’articolo 1 del Rendiconto, nel doveroso rispetto dei poteri del Parlamento, ma anche di quanto disposto dall’articolo 81 della Costituzione.

 

 

Non c’è alternativa credibile a questo governo

A questa soluzione non c’è alternativa per il bilancio e per il funzionamento stesso dello Stato. Come del resto sul piano politico non c’è alternativa credibile a questo Governo nelle assemblee elettive di Camera e Senato. Non è un fattore aritmetico quello che decide, è un fattore politico di eccezionale rilevanza. Perché:

Primo. Perché è finita l’epoca in cui i governi li faceva una casta di capi-partito. Ora i governi li fanno gli elettori, votando per un simbolo in cui è esplicitamente indicato il capo della coalizione candidato alla Presidenza del Consiglio. L’alta vigilanza arbitrale del Presidente della Repubblica, peraltro impeccabile, sorveglia sul regolare funzionamento delle istituzioni e stimola civilmente e moralmente i soggetti della politica, senza fare politica.

Il Parlamento controlla, legifera, dà e toglie apertamente la fiducia politica, ma quando una maggioranza e il suo leader la perdono, la parola deve ritornare agli elettori.

Questo è il sale della democrazia parlamentare nell’epoca del bipolarismo, questa è la regola che protegge la stabilità degli esecutivi e la loro autorevolezza, chiunque governi. E questa norma democratica, che è stata autorizzata dalla prassi costituzionale, e che è stata smentita a caro prezzo da pasticci e ribaltoni in passato, dobbiamo custodirla come un tesoro, se non vogliamo che cadano sulle istituzioni elettive la diffidenza e il dispregio che il partito degli sfascisti lavora a pieno tempo per diffondere.

Secondo. Perché le opposizioni esercitano un legittimo diritto-dovere di critica anche aspra, ma sono oggi frastagliate e divise (anzi sono addirittura sparite) e concentrano su chi vi parla una campagna demolitoria, aiutata dalle calunnie di cui è autore un circuito, mediatico-giudiziario, ma non hanno né un esecutivo di ricambio né un programma definito da proporre agli elettori.

Terzo. Perché una crisi di governo al buio, oggi, determinerebbe la vittoria del partito declinista, catastrofista e speculativo in azione da mesi in Europa e in Italia. Io sono qui, e con me una maggioranza politicamente coesa al di là degli incidenti d’aula, per testimoniare che l’Italia ce la fa, ce la farà e può rilanciarsi battendo la strategia del pessimismo.

Il cuore del sistema bancario europeo è sotto l’attacco della speculazione. I mercati finanziari si comportano in modo volatile, minacciando la stabilità dell’euro, che è il pilastro della costruzione europea.

Ma faremmo torto alla verità dei fatti se non si ricordasse che la moneta unica ha un vizio d’origine, in quanto non esiste ancora un’autorità europea che possa coordinare le politiche fiscali ed emettere bond. La crisi economica subirà una svolta positiva nel momento in cui l’Europa si dimostrerà capace di fare un passo in avanti decisivo nell’unità politica, nel coordinamento delle politiche economiche, nel coordinamento della difesa e nel coordinamento della politica della politica estera. Finché rimarremo un grande corpo economico con una piccola testa politica, la crisi economica rischia di trascinarsi insoluta, con il pericolo che l’Europa possa diventare un fattore destabilizzante dell’economia mondiale.

 

 

Abbiamo un deficit inferiore ai partner europei

In questo grande teatro l’Italia ha un debito enorme che abbiamo ereditato dal passato ma un debito reso sostenibile grazie all’azione di questo Governo, che ha garantito un deficit inferiore a quello dei suoi partner, che ha garantito un avanzo primario da primi della classe. E ha soprattutto un sistema produttivo gravato certo da molte rendite e chiusure corporative, e dalle fragilità indotte da una lunga epoca di scarsa crescita, ma anche un sistema vitale, esportatore, ricco e vivo in molte parti del Paese che sono a giudizio di tutti come e più di una Baviera d’Europa.

 

I nostri problemi li conosciamo:

·        il mancato sviluppo di sani investimenti che producano lavoro nel Sud, sebbene i dati sull’occupazione ci mettano largamente al di sopra di Paesi dell’Unione Europea che hanno cifre di inoccupazione che arrivano fino al 25 per cento;

·        un’economia sommersa, che si può far emergere virtuosamente solo attraverso una radicale riforma fiscale e una contestuale lotta all’evasione;

·        lo stato della Pubblica Amministrazione e della Giustizia;

·        il Gap nelle infrastrutture;

·        e infine abbiamo un problema di contrattazione sindacale, di mercato del lavoro e di dimensione asfittica di molte imprese che l’associazione degli industriali dovrebbe affrontare insieme al Governo e alle parti sindacali responsabili, visto che la vecchia lotta di classe è tramontata per sempre.

 

I cambiamenti così insistentemente invocati possono tuttavia derivare solo da uno sforzo corale della comunità nazionale e da una grande battaglia civile, politica e culturale. Il nostro Governo comunque andrà avanti, senza farsi condizionare da nulla, se non dal rispetto della Costituzione, e dagli impegni europei.

A chi ci chiede di fare un passo indietro, rispondiamo chiaramente che mai come in questo momento sentiamo la responsabilità di non accondiscendere a questa richiesta, non per preservare dei poteri, ma nella convinzione che oggi questo Governo non abbia alternative credibili e che le elezioni anticipate non sarebbero una soluzione per i problemi che abbiamo.

C’è qualche persona di buon senso in questo Parlamento che può veramente credere che un governo tecnico avrebbe più forza di un governo democraticamente legittimato, come lo è il nostro, nell’assumere quelle decisioni difficili, a volte impopolari, che la crisi impone?

Oggi il nostro primo compito, il nostro primo dovere è di mettere l’Italia al riparo dalla crisi economica, di farlo tutelando i risparmi e gli interessi delle famiglie e delle imprese e assumendoci la responsabilità delle nostre scelte diversamente da un governo tecnico che mai si sottoporrebbe al giudizio degli elettori.

Abbiamo perseguito questo obiettivo con una manovra impegnativa e dolorosa, che garantisce per la prima volta il pareggio di bilancio entro il 2013, un traguardo “inimmaginabile” fino a poco tempo fa, che è giusto diventi un impegno vincolante anche per il futuro con una specifica clausola di carattere costituzionale.

Ora - come sapete - ci accingiamo a presentare un provvedimento a favore dello sviluppo, nella consapevolezza che una politica di rigore, senza contemporaneamente promuovere una politica per la crescita, rischia di condurre alla stagnazione dell’economia e di conseguenza ad un ulteriore peggioramento degli stessi conti pubblici.

 

 

Sconfiggeremo la teoria del pessimismo

Una cosa deve essere chiara. Noi vogliamo sconfiggere la strategia della paralisi e del pessimismo. Lo faremo con il decreto sviluppo, che è solo un mattone che intendiamo mettere nella costruzione del muro contro la sfiducia. Il pareggio di bilancio ci sarà. Il nostro sistema del credito sarà protetto sia dall’intervento necessario del sistema economico e monetario in cui siamo onorevolmente inseriti fin dalla sua fondazione, sia dalla ripartenza del Paese.

Continueremo a lavorare nell’interesse delle famiglie e delle imprese, per il bene dell’Italia, anche se contro di noi è stata montata una campagna di inusitata violenza da una opposizione unita solo dall’antiberlusconismo ma divisa su tutto, a partire dall’economia. Basti pensare che il suo primo atto sarebbe quello di respingere al mittente la lettera della Banca Centrale Europea. Vogliamo dunque utilizzare al meglio la parte restante della legislatura per completare il risanamento del Paese, per avviare una fase strutturale di crescita e per completare il nostro programma di riforme. Riforme che sono necessarie per la modernizzazione del Paese, ovvero:

-         la riforma dell’architettura istituzionale dello Stato, indispensabile per consentire a chi governa di agire con la rapidità e l’efficacia imposta dai tempi e per dare voce ai territori attraverso un’adeguata rappresentanza nel Senato federale;

-         la riforma del fisco, per ridurre il carico tributario sui soliti noti e portare gli evasori nell’area dei contribuenti virtuosi;

-         la riforma della giustizia, per realizzare una giustizia giusta, al servizio del cittadino, e porre fine all’uso politicizzato che da troppo tempo ne viene fatto.

 

Chi nelle opposizioni vuole continuare a erigere patiboli di carta, chi ama spregiare il proprio Paese, chi vuole gridare più forte e lapidare ogni giorno un nuovo capro espiatorio, sappia che ci troverà come ostacolo insormontabile sulla sua strada, sempre e in qualunque circostanza.

Chi vuole fare proposte concrete e discutere, e intanto prepararsi alle elezioni del 2013 dando una prova di responsabilità civile agli italiani, sarà, anche nel confronto dialettico, un interlocutore valido e utile al Paese.

Le istituzioni si difendono con serietà e responsabilità e non facendo perdere tempo al Paese.

Vi ringrazio. E Vi invito a confermare la fiducia al nostro governo.

 

 

 

 

Sviluppo/Berlusconi ai deputati: fatemi avere le vostre proposte

 

Il premier Silvio Berlusconi, in sede di replica in aula alla Camera, invita i deputati della maggioranza a far “pervenire al governo suggestioni positive perché stiamo lavorando al decreto sviluppo e al rilancio dell’economia”.

Berlusconi si è detto “disponibile” ad ascoltare le proposte della maggioranza anche con “colloqui” da tenere “nei prossimi giorni”.

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