Ma dialogo sempre aperto con i moderati
Ott 11th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica
Alfano “ha chiuso all’Udc”? O ha, molto più seriamente e istituzionalmente, chiesto all’Udc di non insistere con la richiesta di passo indietro – “qui e subito” – di Berlusconi come requisito per continuare la trattativa che dovrà riunificare tutte le forze moderate e tornare alla vittoria nel 2013?
Certamente la seconda ipotesi. Per una serie di motivi fin troppo evidenti, tranne per gli appassionati di trame e di dietrologia.
· Alfano è il segretario politico del Popolo della Libertà, individuato e indicato da Berlusconi e votato dal partito. Per citare il Corriere della Sera di oggi, “Il premier si occupa del governo, il segretario di politica. Mai successo che Berlusconi ci sia rimasto male per qualche tono o parola sbagliata. Non c’è un segretario sotto tutela e non esiste un Berlusconi che misura ogni giorno le sue parole”.
· La fiducia e la lealtà reciproca e la distinzione dei ruoli sono il requisito fondamentale all’interno di ogni forza di governo che si rispetti. Altrimenti si torna davvero ai riti della prima repubblica, quando la Dc ridimensionava i propri presidenti del consiglio a capi di “governi amici”.
· L’obiettivo strategico del nuovo e futuro centrodestra è di difendere il bipolarismo. Di non tornare mai più alla politica delle porte girevoli e del voto dei cittadini utilizzato indifferentemente a destra o a sinistra. Ed il bipolarismo è stato inventato e introdotto in Italia da Berlusconi: “O di qua o di là” fu il motto del ‘94, e non era un semplice slogan, ma il cardine di tutte le democrazie.
· L’Udc tutto questo dovrebbe saperlo (e lo sa) benissimo. È una forza moderata di centrodestra, di ispirazione cattolica-liberale, che ha ricevuto grandi delusioni dalla coabitazione all’opposizione con la sinistra. Nessuna intesa è stata e sarà mai possibile con il Partito democratico, che ha scelto la via dell’estremismo e del radicalismo. Mentre un dialogo oggi per una grande alleanza domani è nella logica delle cose, e soprattutto nell’interesse degli elettori moderati e del futuro del Paese.
· Non si può però chiedere che questo disegno per il futuro passi per l’accantonamento del premier come segnale di discontinuità e dimostrazione della buona volontà a dialogare. Di questa dimostrazione non c’è bisogno, mentre dire a Berlusconi di farsi da parte è totalmente impraticabile e incostituzionale perché ha la maggioranza del Parlamento e del Paese, perché c’è bisogno di un premier che governi, e perché non lascerà mai i suoi doveri solo perché lo chiedono alcuni salotti, alcuni poteri, alcuni circoli mediatici e giudiziari. Ma non lo chiedono né l’Italia di oggi né la sua classe dirigente moderata di domani. Né lo chiede l’Europa, la priorità del momento, che con Berlusconi e non con altri ha concordato l’agenda economica.
· I grandi accordi, come i trattati di pace più duraturi, nascono dalla forza e dalla convinzione reciproca, non dalla debolezza e dai passi indietro.