Crisi, la soluzione è solo europea
Set 27th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica
Non sappiamo se la svolta che si manifesta sui mercati sarà finalmente quella giusta, se cioè il piano da 3 mila miliardi, ideato al summit di Washington e destinato a soccorrere l’euro isolandolo dal contagio greco, andrà avanti esattamente in questi termini. Di sicuro una svolta si sta però profilando, i mercati l’hanno immediatamente percepita, e questa svolta va nella direzione indicata da sempre dall’Italia.
Di che si tratta? Nella capitale americana sono stati messi sotto accusa i ritardi europei (soprattutto della Germania) non tanto nell’erogare la prossima rata di prestiti alla Grecia – che forse non la merita – quanto nel potenziare tutti gli strumenti utili per difendere la moneta unica, le nostre economie e favorire quindi la ripresa, la produzione ed i lavoro nei paesi a più alto debito ma con comportamenti virtuosi. Tra questi c’è sicuramente l’Italia, ed infatti è la borsa italiana che ieri ed oggi sta traendo i maggiori benefici dal solo diffondersi di queste indiscrezioni.
La soluzione indicata è simile, anche nei termini che sono stati usati dal segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner, ad un “firewall”, le barriere anti-virus dei sistemi informatici. Uno strumento talmente forte da indurre la speculazione a ripiegare a più miti consigli. E’ esattamente ciò che l’Italia ha sempre sostenuto: l’attacco alla periferia dell’euro – noi e la Spagna – è soprattutto speculativo ed è diretto non tanto a colpire Roma e Madrid quanto il cuore dell’Europa. Da questo attacco quindi nessuno può sentirsi escluso, neppure la Germania e tanto meno la Francia.
Per questo motivo non basta approntare strumenti di difesa soltanto nazionali (che pure sono giusti) come le manovre finanziarie dei singoli governi.
Occorre che l’Europa, nel suo assieme, si muova dotandosi di munizioni idonee. Queste munizioni sono state individuate a più livelli:
· un default controllato (con taglio dei rendimenti del titoli pubblici ma senza uscita dall’euro) della Grecia se quest’ultima persiste a non fare il proprio dovere;
· una massiccia ricapitalizzazione delle banche più esposte verso i paesi a rischio, principalmente quelle francesi e tedesche;
· la trasformazione del fondo salva-stati in qualcosa di simile ad un pronto soccorso finanziario dotato non più soltanto delle dotazioni dei governi ma anche degli strumenti per moltiplicarne di cinque o sei volte la potenzialità.
La conclusione è una sola: l’Europa e l’euro non si salvano senza azioni comuni, e non si salvano se non c’è la consapevolezza che non esistono liste di buoni e cattivi, ma un unico destino. Ora questa percezione sta diventando non più solo europea, ma mondiale. Gli americani ed i paesi emergenti l’hanno capito, perché il contagio rischia di propagarsi anche a loro. Bisogna che lo capiscano anche a Berlino e dintorni.