L’Aula non è un’aula di giustizia
Set 24th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica
Sul caso Milanese la Camera non era chiamata ad esprimere un giudizio di merito, e neppure un giudizio di ordine morale sui comportamenti che emergono dall’inchiesta. I deputati non sono fortunatamente giudici.
Per valutare il voto di ieri è utile e necessario restare dentro il perimetro che l’ordinamento assegna al Parlamento quando si tratta di decidere sulla libertà personale di un deputato della Repubblica, e quindi accertare se esistono il cosiddetto fumus persecutionis e le condizioni oggettive perché sia accettata la richiesta di tradurre in carcere un parlamentare.
Ebbene: queste condizioni non sussistevano né per Milanese ieri né per Alfonso Papa a luglio, visto che il quadro probatorio - anzi indiziario - era già delineato, che il pericolo di inquinamento delle prove era di fatto nullo e che, comunque, i due deputati saranno sottoposti a processo, non avendo più le Camere la facoltà prevista dai Costituenti di negare l’autorizzazione a procedere.
Dunque, per Milanese il processo si farà e, se ritenuto responsabile, verrà condannato, ma la condanna deve uscire da un processo, possibilmente giusto, e non certo dal giudizio sommario del Parlamento. Quello di ieri, peraltro, è stato anche un voto “politico”, visto che se fosse passata la linea dell’arresto le opposizioni avrebbero immediatamente preteso le dimissioni del governo.
C’è stato dunque anche un uso politicizzato e strumentale di una questione giudiziaria, e la sinistra - invece di difendere le prerogative e l’autonomia del Parlamento - ha preferito trasferire in Aula il germe dell’antipolitica, così come accadde per Papa. Per la prima volta nella storia della Repubblica, un parlamentare è in carcere per motivi non di sangue o di eversione. La richiesta di arresto giunta dalla Procura di Napoli prefigurava l’urgenza di tradurlo in carcere per accelerare le indagini.
C’è da chiedersi, dopo tre mesi, quali nuovi elementi probatori i magistrati abbiano raccolto su di lui: assolutamente nulla, mentre il deputato del Pdl rischia di restare dentro per tutto il periodo di carcerazione preventiva.
C’è da chiedersi se sia dignitoso per il Parlamento assistere impotente a questo modo di interpretare la legge, anche se è indubbio che in questo momento sia molto popolare mandare la gente in carcere, soprattutto se si tratta di un esponente della casta. Ma non si può togliere la libertà a una persona solo sulla base di convincimenti tratti da intercettazioni o accuse accuratamente selezionate e spedite in tempo reale ai giornali, come è accaduto anche nel caso Milanese. È questa la ragione per cui gli ordinamenti anglosassoni, ad esempio, prevedono che la pubblicazione anticipata di atti e notizie processuali rispetto all’inizio del dibattimento possa essere punita addirittura penalmente a titolo di oltraggio alla Corte.
Si ritiene, infatti, che conoscerli prima e fuori dell’aula del tribunale e in assenza di contraddittorio, possa influenzare il giudice alterandone l’imparzialità e la libertà di valutazione. In Italia non è purtroppo così. E, al di là delle vicende di Milanese e di Papa, è urgente riaffermare anche nel nostro Paese quei princìpi basilari della civiltà giuridica che da troppi anni vengono sistematicamente calpestati.
Margherita Boniver – “È prevalso il buon senso e con un sussulto di dignità la Camera dei deputati ha esercitato correttamente, a mio avviso, la facoltà di non concedere l’autorizzazione alla carcerazione per un componente del Parlamento non accusato di fatti di sangue e di mafia”.
Fabrizio Cicchitto – “Abbiamo respinto l’ennesimo tentativo giustizialista. La maggioranza ha tenuto con un voto segreto che doveva essere il modo per scardinarla. Pur tenendo conto della gravità della situazione il Parlamento ha respinto questo tentativo di privarlo di un’altra persona. A noi mancavano alcune persone, come i ministri all’estero, Frattini e Tremonti, il deputato Alfonso Papa, il deputato Angeli che è in Argentina. Nel Pdl c’erano sei assenti, uno nella Lega. Pur con queste assenze la maggioranza ha fatto il pieno. La Lega ha votato compatta con noi mentre è difficile valutare che qualcuno dall’opposizione ha votato contro l’arresto, perché anche l’opposizione, come noi, ha fatto il pieno”.
Massimo Corsaro - “Durante la riunione abbiamo valutato positivamente il voto: abbiamo ottenuto 312 voti che, sommati agli 8 assenti, dimostrano che la maggioranza è di 320”.
Antonio Leone – “Negando l’arresto del deputato Milanese la Camera ha bocciato anche l’anomalo ruolo giustizialista che certa magistratura si è arbitrariamente attribuito da diversi anni. Non è un mistero che attraverso Milanese, il cui operato sarà giustamente giudicato in tribunale, si è tentato di dare l’ennesima spallata al governo Berlusconi. Una manovra puntualmente naufragata, perché la maggioranza ha dimostrato ancora una volta con i numeri la propria solidità e compattezza. Se anzi fossero stati presenti in aula alcuni deputati oggi in missione, i numeri a favore di Milanese e, indirettamente a sostegno del governo, sarebbero stati ben superiori ai 312 conteggiati al termine della votazione”.
Maurizio Lupi – “Io, se fossi stato nel ministro Tremonti, sapendo che non solo c’è un fuso orario ma gli incontri iniziavano più tardi ed era possibile partire dopo mezzogiorno sarei rimasto alla Camera. Era un momento fondamentale importante se avessi un mio collaboratore, fossi certo della sua capacità, della sua fedeltà, trasparenza morale, sarei rimasto a dare questo segno alla maggioranza. Detto questo, mi sembra che in questo momento siano polemiche inutili, perché nei prossimi giorni dobbiamo assumerci responsabilità per la crescita e il rilancio del nostro Paese”.
Osvaldo Napoli – “Con il no all’arresto di Marco Milanese il Parlamento ritrova la propria dignità e ristabilisce un confine alla sfera di competenze della magistratura. Con il no all’arresto di Milanese si rinnova in noi l’amarezza per la ingiusta detenzione di Alfonso Papa, la cui vicenda carceraria diventa ogni giorno che passa un atto d’accusa contro lo strapotere di una magistratura che sta uccidendo il senso della giustizia in Italia. Il sì compatto all’arresto da parte delle opposizioni conferma una triste certezza: è fallito l’ennesimo tentativo di giocare sulla pelle di un deputato e sulla sua libertà la partita contro il presidente del Consiglio. Il cinismo del Pd e dei suoi alleati è da oggi davanti agli occhi del Paese. La maggioranza è da oggi ancora più maggioranza di ieri”.