Conformismo di editoriali fotocopia

Set 23rd, 2011 | Di cc | Categoria: Politica

Ci mancava il Brambilla de la Stampa. Il carro di chi chiede a Berlusconi di dimettersi, di andar via, di farsi ammanettare dai pm e di affidare l’Italia ai medesimi pm e alle agenzie di rating (che invadono, con il compiacimento dei nostri giornali e delle opposizioni, il terreno della sovranità nazionale); questo carro era già pieno, ma alla fine han tirato su anche lui. La sua prosa un po’ patetica si è fatta ben volere dagli azzimati colleghi per quel tono popolaresco, tipico di chi comunica un sondaggio effettuato personalmente dal giornalista con “chi si incontra al bar o al supermercato”. Così Michele Brambilla e con lui la testata torinese hanno esplicitato la linea che covava sotto le quotidiane cronache pelosette su governo e Quirinale.

 

In sintesi: “cambiamento della guida politica”. La ragione? “I grandi giornali di mezzo mondo ci chiedono cosa aspettiamo”, insiste “all’estero…”. È la stessa linea, espressa più ingenuamente, che è stata il riferimento ideologico e pratico di Repubblica, con De Benedetti, Scalfari e Mauro, seguiti da Corriere della Sera e Sole 24 Ore, i quali - un po’ più lenti dato che sono “moderati” - si sono adeguati ai desideri espliciti dei loro editori italiani (Confindustria, Banca Intesa, Montezemolo ecc) e dei loro riferimenti anglosassoni espressi da Financial Times, Economist

 

Un bel carro non c’è che dire, con sobrie finiture di pelle umana, e un tom tom dove qualcuno ha già fissato la destinazione: consegnare l’Italia, attraverso il declassamento non del debito ma della sovranità popolare, nelle mani di una oligarchia internazionale della finanza. Essa ha i propri minuscoli rappresentanti politici, persino nell’Italia dei valori nelle cui file alla Camera potrebbero benissimo sedersi gli onorevoli Standard & Poor’s, e i suoi modesti scribi. Buon’ultima la Stampa

 

 

Gianni Letta auspica una larga intesa per il futuro e l’oggi

 

Nuovo appello di Gianni Letta alla collaborazione tra le forze politiche. Prendendo spunto dall’approvazione della legge per l’elettorato passivo dei diciottenni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio conclude la conferenza di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi richiamandosi alle parole del ministro per la Gioventù e afferma che “se fermarsi per un giorno, per i giovani, cioè per il futuro, ha fatto trovare un’intesa così larga, speriamo che questo sia di buon auspicio anche per l’oggi”.

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