Censis, gli italiani vivono sempre più da soli
Set 23rd, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca NazionaleOggi vivere la soli è la forma familiare più diffusa e quella che nel tempo cresce di più: a sostenerlo è il Censis nella ricerca “Ridare slancio alla comunità”, realizzata dal Censis su incarico di Confartigianato. Negli ultimi dieci anni, tra il 2000 e il 2010, le famiglie composte da una sola persona sono infatti aumentate di quasi il 39%, mentre le coppie con figli hanno registrato la contrazione più consistente (-7,1%). Guardando alle famiglie per numero di componenti, quelle che sono aumentate in misura maggiore sono le monopersonali (+38,9%), quelle composte da due persone (+20%), poi quelle di tre persone (+2,1%), mentre tutte le altre sono diminuite. “Vivere da soli - ha osservato Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, che ha tenuto una lectio magistralis nell’ambito del Festival della Persona di Arezzo - non vuol dire essere una monade isolata, ma rappresenta comunque una fragilità sociale, visto che in genere, in caso di bisogno, ci si rivolge al coniuge o al convivente. Per questo il nuovo ‘welfare di comunità’, con tanti anziani e tante persone sole, deve moltiplicare al suo interno le relazioni, soprattutto quelle che nascono dal volontariato, dal terzo settore e dall’associazionismo, che costituiscono forze di coesione cruciali”. Secondo un’altra indagine del Censis, il 26,2% degli italiani svolge una qualche forma di volontariato. E fa volontariato regolarmente il 76% dei volontari. Il sostegno ai non autosufficienti in casa (50,4%), gli aiuti alle famiglie povere (34,8%) e il supporto ai ricoverati negli ospedali e agli ospiti delle case di riposo (33,3%) sono gli ambiti in cui i volontari sono più attivi. E fare volontariato gratifica chi lo fa: lo sostiene più del 96% dei volontari. L’85% degli italiani dichiara di avere molta o abbastanza fiducia nelle associazioni e nelle organizzazioni di volontariato. Dal volontariato in futuro ci si attende un’offerta di servizi di più alta qualità, perché più umanizzati nelle relazioni (è quanto ritiene il 39,5% degli intervistati); una gestione delle risorse più trasparente e orientata agli utenti (33,6%); una maggiore vicinanza con il territorio, cogliendone i bisogni e i problemi emergenti (31,6%).