Il governo mantiene la promessa: abolire le province, avviato l’iter
Set 8th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Stamani si è riunito un Consiglio dei Ministri con all’ordine del giorno:
· la “regola d’oro” per il pareggio di bilancio;
· la presentazione della riforma costituzionale per la soppressione di tutte le province, e nel frattempo il passaggio delle loro attribuzioni alle regioni.
L’ok è arrivato rapidamente su entrambi i provvedimenti, di carattere costituzionale. Quanto a una terza misura, il dimezzamento dei parlamentari, il governo si è impegnato nella manovra stessa e c’è già un terzo disegno di legge anch’esso costituzionale. Sul pareggio di bilancio in Costituzione non c’è molto da spiegare: si dà finalmente credibilità all’articolo 81 (che impegna a non attuare spesa pubblica senza copertura), sempre disatteso durante la prima repubblica.
Per le province il disegno di legge afferma: «Dall’attuazione della presente legge costituzionale deve derivare in ogni regione una riduzione dei costi complessivi degli organi politici e amministrativi». Di quanto? Considerato l’assorbimento del personale, ma anche il progressivo riutilizzo in altre funzioni, o il mancato turn-over, le stime vanno da quattro a sette miliardi a regime. Più i costi delle campagne elettorali e la soppressione di consiglieri, assessori, presidenti, auto blu e simili.
Essendo due modifiche costituzionali non si poteva che procedere con due disegni di legge sulla Costituzione. Che prevedono la doppia lettura dei due rami parlamentari inframmezzata da una pausa di 90 giorni: questo non lo ha stabilito Silvio Berlusconi. Ma se c’è la buona volontà, i tempi non saranno biblici. Il Sole 24 Ore li ha calcolati in 130 giorni. Vogliamo essere realisti e li raddoppiamo a sei mesi (almeno per le province): da qui a inizio 2012 l’obiettivo potrebbe essere raggiunto. Un risultato storico, al quale finora anche la sinistra e il terzo polo hanno detto di sì. E tra l’altro l’approvazione con due terzi del Parlamento servirebbe ad evitare referendum abrogativi, come quello con cui la sinistra nel 2007 cancellò la riduzione dei parlamentari prevista dal precedente governo di centrodestra. Vedremo se prevarrà dalle opposizioni la coerenza, oppure le lobby di parte e soprattutto il richiamo della foresta antiberlusconiano.