Perché non accettiamo lezioni da Berlino
Set 8th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica
Berlino chiede continuamente ai partner europei prove di rigore e di europeismo. Ma Angela Merkel ha commesso un errore e una leggerezza nel paragonare l’Italia alla Grecia: errore e leggerezza perché queste parole a mercati aperti non si pronunciano neppure se sono vere, figuriamoci se il giudizio è gravemente sbagliato, anzi falso.
Si è detto che il troppo parlare della Cancelliera dipenda dalle sue preoccupazioni elettorali: ma non è ciò che i tedeschi rimproverano a noi e agli altri? Non solo: oggi la loro corte costituzionale si è pronunciata (a favore) sulla legittimità di aiutare i paesi in difficoltà. Il ricorso, sebbene respinto, sosteneva che l’ “aiuto lederebbe i diritti di proprietà dei cittadini”. Ma la stessa cosa non vale anche per noi che siamo i terzi contribuenti della Ue e della Bce? Dove alligna l’anti-europeismo?
In passato la Germania ha avuto molto dalla comunità internazionale: dal dopoguerra all’era del muro di Berlino alla Guerra Fredda. La sola unificazione e il cambio del marco alla pari tra Ovest ed Est sono costati – stima dell’Università di Berlino – 1.500 miliardi di euro del 1990, soldi che si sono scaricati sull’intera Europa generando in parte la recesione dei primi anni Novanta. Nel frattempo si sono decisi i vincoli di Maastricht e l’euro, con tutto ciò che ne è conseguito. Dobbiamo apprendere ora che abbiamo scherzato, che per la Germania il conto del dare e dell’avere è solo a senso unico?
Non solo. Se l’atteggiamento tedesco sottintende un richiamo per tutti ad un maggior rigore (anche per la Germania stessa) è da apprezzare. Se invece produce un ritorno agli egoismi e interessi nazionali, allora occorre che la loro classe dirigente faccia qualche riflessione. La Finlandia chiede alla Grecia garanzie dirette supplementari. Il parlamento slovacco, un Paese entrato nell’euro solo nel 2009, posticipa a Natale il voto sul piano salva-stati. Con tutto il rispetto, l’architettura europea può fare a meno di Finlandia e Slovacchia. Non dell’Italia, e naturalmente della Germania.