GMG 213, l’america latina in fermento
Ago 26th, 2011 | Di cc | Categoria: ReligioneNelle ultime settimane il pianeta ha vissuto un momento particolarmente sofferto. La primavera araba pare messa in discussione dall’emergere di pressioni fondamentaliste e dalla violenza, come quella sempre più grave di Assad in Siria. Mentre si è arrivati a sparare nelle strade di Tripoli, per mettere fine al regime sanguinario di Gheddafi da parte di un’alleanza di irredentisti la cui credibilità è ancora confusa. Nello stesso tempo la parte ricca del pianeta - Europa e Stati Uniti – vive un’ulteriore fase di crisi nei mercati finanziari che metterà ad ulteriore prova le finanze pubbliche e l’economia internazionale.
In questo quadro le assisi internazionali sembrano poco efficaci nel trovare soluzioni condivise per governare i processi e orientarli nella direzione del bene comune. Di fronte a queste fatiche, assume particolare valore la capacità di stare insieme che vediamo ogni volta durante le Giornate Mondiali della Gioventù. Colpiva, nei notiziari di questi giorni, lo stacco tra le notizie preoccupanti della cronaca internazionale e le immagini da Madrid, con ragazzi di tutto il mondo che ridono e danzano insieme anche sotto la pioggia. Certo l’età aiuta, forse anche un pizzico di emozione in eccesso, ma quell’allegria nonostante il vento e il nubifragio era molto diversa dai musi lunghi che scorgiamo ogni giorno al telegiornale e davanti allo specchio.
C’è una qualche sintonia tra quella allegria e la prossima sede della Gmg. Vivere l’incontro mondiale in Brasile significa guardare all’America Latina, il continente in cui oggi sembrano consolidarsi le maggiori speranze. In questi anni infatti il continente è stato una sorta di laboratorio politico. Terminata la stagione dolorosa delle dittature, in quasi tutti i paesi si sono affermati governi democratici che hanno avviato stagioni riformiste particolarmente innovative. Il Cile ha saputo costruire una uscita dalla penosa stagione di Pinochet che lo ha portato ad una ricomposizione nazionale relativamente serena e ad una ripresa economica che lo ha fatto entrare nell’Ocse con i paesi ad alto reddito. Brasile e Argentina hanno rinnovato le loro politiche fiscali e sociali in favore dei ceti popolari, ottenendo risultati rilevanti sul piano economico e una capacità di interlocuzione politica internazionale che li ha resi attori primari del dibattito internazionale. Paesi come Ecuador e Bolivia hanno avviato processi costituenti che hanno creato soluzioni istituzionali innovative, come la partecipazione di rappresentanze della società civile agli organi di controllo dello stato. Soprattutto stanno nascendo soluzioni nuove dal punto di vista regionale, come Unasur, la nuova Unione che coinvolge i paesi latinoamericani, e la nuova architettura finanziaria regionale che comprende una moneta comune e una banca di sviluppo regionale gestita dai paesi dell’aera, iniziative di notevole interesse e particolarmente originali rispetto ai modelli europei.
Anche sul piano economico il continente è laboratorio di sperimentazioni interessanti. In questo campo è soprattutto il Brasile l’area in cui si è sviluppata con più consistenza la cosiddetta economia solidaria, che non è solo corrente di pensiero ma realtà di attività concrete. Filiere produttive che rispondono a standard etici discussi attraverso processi partecipativi, mercati che propongono ai consumatori prodotti la cui origine e coerenza etica è certificata, hanno permesso in ampie zone del paese di migliorare le condizioni di consumo e di benessere e, virtuosamente, di aumentare l’occupazione, con esisti più efficaci di quelli delle politiche neoliberiste applicate nel recente passato. In questo percorso non mancano progetti innovativi che coniugano attenzioni ambientali e esigenze di sviluppo, come il progetto Yasuni del governo dell’Ecuador che si propone di rinunciare all’estrazione di petrolio in Amazzonia per avviare, catalizzando solidarietà e interessi internazionali, per realizzare interventi di energia alternativa sostenibile i cui proventi vengono offerti alle popolazioni indigene.
Nell’America latina contemporanea non mancano le contraddizioni, naturalmente, ma è vivo un fermento che potrà essere fecondo per l’intero pianeta. Convocare i giovani del World Youth Day in America nel 2013 significa incontrare quel fermento, esserne provocati e rilanciarlo arricchito, come avviene per ogni incontro in cui ci si fonde e confonde diventando insieme meticci. L’America Latina è un unico grande paese meticcio che chiama ‘conquista’ ciò che noi chiamiamo ‘scoperta’. Andare in America per i giovani della Chiesa di tutto il mondo, e soprattutto per noi, potrà essere occasione per ‘scoprire’ di nuovo e farci ‘conquistare’ da uno stile, una voglia di fare e una alegria (che in spagnolo significa anche gioia) da inculturare di nuovo in una Europa ricca di antica fede, ma anche di troppe paure.