La crisi dell’euro, del dollaro e dei leader mondiali

Ago 10th, 2011 | Di cc | Categoria: Esteri

Il Commissario europeo per gli Affari Economici, il finlandese Olli Rehn ha dichiarato che Italia e Spagna “ce la possono fare da sole”, non c’è bisogno di alcun salvataggio. Un messaggio di chiarezza nella confusione con cui l’Unione Europea sta gestendo la crisi dei debiti. L’UE anticiperà il Fondo salva Stati a settembre prossimo e nel frattempo la conseguenza della decisione della Bce di intervenire in modo massiccio sul mercato secondario con l’acquisto di titoli di stato italiani e spagnoli ha consentito di abbassare lo spread con i Bund tedeschi, che era arrivato venerdì sera 5 agosto a oltre 400 punti ed ora viaggia intorno a quota 290 circa, sotto quindi la soglia critica dei 300.

Così operando, la Banca Centrale europea torna attiva sul mercato, fornendo liquidità e iniettando così un po’ più di fiducia sulla “governance europea” di questa crisi. Una crisi che anche i mercati borsistici sempre più nervosi stanno subendo come “crisi di leadership” politica. Non a caso il presidente della commissione rating di Standard & Poor’s ha sottolineato come siano le motivazioni politiche alla base del downgrade del debito americano, ossia le divisioni al Congresso americano e le incertezze dell’Amministrazione Obama. Non che la situazione sia migliore in Europa, come anche l’asse Merkel-Sarkozy-Trichet sta dimostrando con le incertezze sulla costituzione del Fondo salva Stati, una sorta di “fondo monetario europeo” per elargire prestiti, intervenire sul mercato secondario dei titoli di Stato e persino di ricapitalizzare banche in difficoltà.

Chi oggi sembra apparentemente fuori pericolo, domani può essere trascinato subito dentro. La risposta del Governo italiano è stata quanto mai rapida e determinata: l’inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione e l’anticipo al 2013 del pareggio stesso.

Il messaggio che il Governo Berlusconi dà ai mercati, e non solo a loro, è in sintesi questo: siamo in grado di ripagare il nostro debito e poiché lo prevede la Costituzione tutti i governi futuri, di qualunque colore possano essere, non potranno permettersi di non seguire questa linea di rigore che il Governo in carica ha fissato.

Questa è una vera risposta di leadership, prima che finanziaria alla crisi a cui è stata sottoposta l’Italia, parallelamente alla Spagna.

L’impianto della manovra, che ricordiamo era già stata annunciata  ed approvata nelle settimane scorse a tempi record per le economie occidentali, era già stato giudicato positivo a livello internazionale, ora la situazione di attacco “speculativo” internazionale (di questo si tratta, il carattere internazionale della crisi rischia di essere sottovalutato, con la conseguenza di far perdere la prospettiva reale dei problemi) ha consigliato una pronta accelerazione dei provvedimenti.

Sul lato dello sviluppo, invece, l’esecutivo promuoverà una riforma costituzionale già annunciata nei mesi scorsi, “la madre di tutte le liberalizzazioni”, stabilendo che tutto ciò che non è vietato sarà consentito. Infine sarà avviata l’altra fondamentale liberalizzazione del mercato del lavoro.

L’esecutivo non si è mosso solo sul fronte interno, con questa accelerazione di provvedimenti, ma ha assicurato anche un costante raccordo con i principali leader internazionali, Sarkozy Merkel e Obama in primis. Questa linea di rigore è quella del resto che il Governo Berlusconi segue dal 2008, e non è certamente colpa di questo Governo se lo “tsunami finanziario” colpisce e ha colpito tutto e tutti. Semmai bisogna riflettere sull’euro, la cui gestione condiziona tutti gli Stati europei.

L’attacco non è nei confronti dell’Italia, bensì dell’euro. E  ancora una volta il sistema finanziario europeo si  trova in difficoltà a causa dei problemi nati dall’altra parte dell’Atlantico. Perché è evidente che è là che stanno le potenziali deflagrazioni della crisi internazionale.

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