“Si devono pagare le tasse”, dal governo il primo spot anti-evasori

Ago 9th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Dal Corriere della Sera, a firma Aldo Grasso
“Spot televisivi sui tributi, l’ultima arma antievasione”

 

Da oggi potremo accertare se la pubblicità è più forte della Guardia di Finanza, se gli italiani sono più suggestionabili dalla tv o dal senso del dovere.

Il ministero dell’Economia, l’Agenzia delle Entrate e il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio hanno infatti realizzato una campagna di comunicazione istituzionale per sensibilizzare i cittadini «sulla necessità e l’importanza di pagare le imposte».

Si tratta di due spot (e di altri radiofonici) messi in onda gratuitamente dalla Rai. Il primo, un’animazione intitolata «Se», ricorda come le tasse servano a produrre servizi pubblici, e solo pagandole tutti potremmo avere migliori e maggiori servizi, dagli ospedali alle scuole, dalle strade ai parchi, ai trasporti. Lo slogan è: «Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti. Con i servizi».

Molto simile a una vecchia convinzione di Silvio Berlusconi, più volte ribadita: «Le tasse non sono un diritto divino dello Stato, ma qualcosa che il cittadino paga per avere un servizio indietro». […] Il secondo spot affronta il tema dell’evasione in maniera diretta, presentando gli evasori per quello che sono: parassiti: «Chi vive a spese degli altri danneggia tutti. Battere l’evasione è tuo interesse». L’evasore viene dipinto, senza mezzi termini, come uno sporco sfruttatore.

La campagna è interessante per molti motivi. Come diceva Benjamin Franklin, «in questo mondo non v’è nulla di sicuro, tranne la morte e le tasse». Nel senso che il peso delle imposte è accettato come una sorta di morte civile e lo Stato esattore viene vissuto al pari di una sconcia sanguisuga che vampirizza il contribuente.

Naturalmente, l’evasore è sempre l’altro: Equitalia, la società pubblica incaricata della riscossione dei tributi, il vicino di casa che per permettersi certe auto sicuramente evade, il Sud rispetto al Nord, e così via. In realtà, tutti gli studi più seri dimostrano che l’evasione è una piaga equamente diffusa nel nostro Paese: metà degli italiani - chi più, chi meno - si fa lo sconto sulle tasse. Riusciranno gli spot a darci una coscienza civica, là dove non è riuscita nemmeno la paura di essere sorpresi dalle Fiamme Gialle?

Perché nel film «Prova a prendermi» tra il falsario-evasore Leonardo Di Caprio e l’agente Tom Hanks che lo insegue stiamo sempre con il primo? Negli anni ’60, Pier Paolo Pasolini era convinto di sapere come sconfiggere la pigrizia degli italiani nei confronti della lettura (altra piaga endemica). Come? Voleva che i dirigenti Rai mandassero in onda degli spot (allora si chiamavano «Caroselli») per convincere il pubblico dell’utilità sociale della lettura. Fu un fiasco. Come diceva Tommaso Padoa-Schioppa «dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente». Sembra un’utopia, irrealizzabile. Mai dimenticare però che Al Capone fu preso per evasione fiscale.

 

 

Da Il Tempo, a firma Mario Sechi
“Rivoluzione dello Stato”

 

Mentre infuria la tempesta finanziaria globale, mentre vediamo confermate le nostre previsioni sui mercati indipendenti dai governi e dall’economia reale, mentre vediamo i capitali volanti librarsi nell’aria come locuste, il governo italiano vara una campagna pubblicitaria sull’evasione fiscale. Per noi de Il Tempo è una rivoluzione, copernicana che va salutata con favore. Si tratta di un cambio di passo e di un ribaltamento della cultura e del costume del nostro Paese.

L’evasione fiscale è una piaga che va combattuta e farlo proprio quando si chiedono agli italiani onesti altri sacrifici è un ottimo segnale. È inutile girarci intorno, siamo di fronte a uno dei problemi più seri del nostro Paese e chi fa finta di niente è connivente.

L’azione di recupero delle somme sottratte al Fisco è fondamentale per almeno un paio di ragioni:

1. è motivo di giustizia sociale;

2. fa emergere cespiti e attività che possono diventare virtuosi entrando nel circuito della legalità;

3. taglia le unghie alla criminalità che sul nero e sul riciclaggio di denaro ha due pilastri da abbattere.

Chi critica questa iniziativa non ha coscienza civile. Un governo di centrodestra che crede nel mercato e nel liberalismo non può sottrarsi a questa battaglia. E’ una questione di credibilità e di onestà.

Conosco bene le difficoltà delle aziende, del popolo delle partite Iva, della piccola e media impresa. Ma proprio in nome di questa armata di capitani coraggiosi oggi è più che mai necessario assicurare condizioni paritarie di fronte al Fisco: chi evade immette sul mercato beni e servizi che danneggiano il principio della trasparenza e della libera concorrenza.

Contribuenti onesti e imprenditori virtuosi sono danneggiati e beffati da chi evade. Il cittadino onesto paga, l’evasore consuma i servizi dello Stato pagati dall’onesto-. E accumula ricchezza che diventa disparità sociale. È l’Italia dei furbi e fessi descritta magistralmente da Prezzolini.

 

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