I deputati tornano dalle vacance. Risposte rapide ed efficaci contro la crisi
Ago 8th, 2011 | Di cc | Categoria: Politica
“Tra Europa e Stati Uniti la gara è a chi sta peggio”. Il titolo dell’editoriale di Paul Krugman, premio Nobel per l’Economia, sul Sole 24 Ore di sabato scorso riassumeva bene il senso globale della crisi in atto. Nessun Paese ormai viene risparmiato. Neppure i più grandi e i più forti, al di là e al di qua dell’Atlantico. Gli Stati Uniti hanno dovuto subire l’onta del declassamento (”downgrade”, dicono le agenzie di rating) del loro debito sovrano, che ora non ha più la tripla A, il voto massimo per l’affidabilità (rimasto solo a Germania, Francia e Canada), ma un più modesto AA. Uno shock per i mercati di tutto il mondo. La Cina, che detiene 1.160 miliardi di dollari in Bond del Tesoro degli Stati Uniti e rappresenta il maggiore creditore straniero degli Usa, ha immediatamente alzato la voce contro l’America “drogata di debito”, e ha rivolto un fermo invito al presidente Obama ad agire perché anche il governo Usa e gli americani imparino a vivere secondo i loro mezzi, e non più al di sopra, come hanno fatto finora. Parole dure, che confermano una verità incontestabile: gli Usa, piaccia o no, sono sotto scacco della Cina.
In Europa, la crisi dei debiti sovrani era iniziata ancora prima che negli Usa. Da due anni, la Grecia è un Paese praticamente commissariato dall’Unione europea, che alla fine ha concesso prestiti ingenti ad Atene in cambio di riforme più volte promesse, ma mai realizzate. Nel mirino della speculazione sono poi entrati altri Paesi, come l’Irlanda, il Portogallo e la Spagna, caratterizzati da un’impennata violenta del rapporto deficit-pil e da una forte crisi economica interna. Da ultimo, è toccato all’Italia. Prima un dowgrading delle agenzie di rating sul nostro debito sovrano, che è pari a circa il 120 per cento del pil. Quindi un assalto della speculazione contro i titoli del Tesoro italiano, con il risultato di portare vicino ai 400 punti base lo spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi, ritenuti i più affidabili al mondo. E poiché 400 punti base significano un aumento del 4 per cento degli interessi sui Btp decennali, ecco dilagare le preoccupazioni sul costo del collocamento dei nostri titoli, ecco rendersi indispensabile il sostegno della Banca centrale europea, che alla fine si è impegnata ad acquistare titoli del Tesoro italiano con l’avallo politico di Germania e Francia e soltanto in cambio di precise garanzie da parte di Roma. Vale a dire, riforme strutturali per contenere la spesa pubblica. Fatte le debite proporzioni, come gli Usa sono sotto scacco della Cina, l’Italia lo è rispetto alla Bce. Esattamente come lo sono da tempo, ma in condizioni ben peggiori, altri Paesi dell’area euro.
La risposta del governo italiano alle sollecitazioni europee è stata tanto rapida quanto efficace, frutto di un dialogo e di una consultazione alla pari, come si conviene a uno dei maggiori Paesi dell’unione europea. Il premier Berlusconi e il ministro dell’Economia Tremonti, nella conferenza stampa di venerdì sera 5 agosto, hanno annunciato che il governo italiano anticiperà alcuni effetti della manovra economica triennale 2012-2014 varata in luglio: in particolare, anticiperà al 2013 il pareggio di bilancio previsto per il 2014; l’obbligo del pareggio di bilancio sarà inserito nella Costituzione, così come con un’altra riforma costituzionale sarà modificato l’articolo 41 per fare sì che in economia sia tutto libero tranne ciò che è espressamente vietato. Un principio che sarà la madre di tutte le liberalizzazioni. Infine, quarto punto, il governo provvederà a una profonda riforma del mercato del lavoro.
Grazie all’annuncio di queste misure, la Bce ha immediatamente promosso il governo italiano e si è impegnata ad agire “in modo deciso” sui mercati, acquistando titoli del nostro debito pubblico. Non si tratta di un “commissariamento”, come va dicendo con la solita superficialità l’opposizione, bensì di un gioco di squadra europeo, che si basa su regole precise, in vigore da sempre: la mutualità monetaria e il rispetto dei vincoli di bilancio. Un gioco dove ciascuno deve fare la propria parte, con senso di responsabilità. Perché in gioco non c’è il governo Berlusconi, come sproloquia la sinistra, bensì la credibilità e l’affidabilità presente e futura dell’euro, la moneta europea che è sempre più inclusa nelle riserve valutarie di tutti i Paesi, beneficia di un rapporto di cambio con il dollaro fin troppo forte, ma paradossalmente non ha ancora una vera autorità politica alle spalle. E questo, per i mercati, è purtroppo un punto debole, che alimenterà a lungo la speculazione.
Crisi/Alfano, Cicchitto e Gasparri giovedi’ in commissione
Il segretario politico Pdl, Angelino Alfano, e i capigruppo alla Camera e al Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, parteciperanno giovedi’ alla riunione congiunta delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio, di Senato e Camera, per l’audizione del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.