Intercettazioni, no alla pubblicazione. Chi lo dice? Il Procuratore di Napoli

Lug 22nd, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napoli

“Le intercettazioni rappresentano uno strumento di prova fondamentale per la giustizia, ma la loro pubblicazione può danneggiare chi vi compare e non è coinvolto nelle indagini. L’unica soluzione per ovviare a questa distorsione sarebbe punire duramente la testata che pubblica gli atti, chiudendo il giornale o la televisione colpevole per un periodo che va da una settimana ad un mese”. Lo ha detto il procuratore Capo della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore, nel corso di un’intervista alla rete televisiva Polis.

“So che si tratta di una soluzione che difficilmente verrebbe accettata perché si pensa possa violare il diritto di cronaca. Ma c’è una disposizione di legge che vieta la pubblicazione degli atti e il loro contenuto. Per quanto mi riguarda, sono favorevole al divieto assoluto di pubblicazione dei contenuti delle intercettazioni, anche quando depositate”.

 

 

 

Paniz: condivido l’idea del dottor Lepore

 

“È un’idea che condivido, sono perfettamente d’accordo con il dottor Lepore, visto che sono uno che proposto misure e sanzioni più pesanti per i giornalisti che violano il segreto”. Lo dice all’Adnkronos Maurizio Paniz, commentando la proposta del procuratore capo di Napoli, Giovandomenico Lepore, sulla chiusura dei giornali che pubblicano notizie relative ad atti di un procedimento giudiziario.

“Da avvocato - spiega - sono uno che pretende che le regole siano rispettate. Servono, quindi, sanzioni reali e non fittizie: il carcere per i giornalisti che violano il segreto istruttorio e i giornali per cui scrivono restino qualche giorno fuori dalle edicole”.

“Violare il segreto, infatti  - argomenta - è un fatto grave per la privacy dell’interessato ma anche per la conduzione delle indagini”.

Paniz si mostra consapevole della necessità che la tutela del segreto non sia a carico dei soli giornalisti: “si devono punire, in caso di violazione, anche le ‘ruote’ intermedie, che sappiamo possono essere delle figure ben precise: il pm o l’avvocato, se ha le carte, oppure il personale della cancelleria o degli uffici. Ma regole vere  - conclude - sono necessarie”.

 

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