Il Quirinale sferza i magistrati

Lug 22nd, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Non è la prima volta che il presidente Napolitano invita giudici e pm ad evitare protagonismi e invasioni di campo. Lo aveva già fatto esattamente un anno fa, quando disse che la magistratura doveva “adoperarsi per recuperare l’apprezzamento e il sostegno dei cittadini avviando una seria riflessione critica su se stessa”, suggerendo inoltre di non cedere a esposizioni mediatiche e di non “sentirsi investita di missioni improprie e esorbitanti, con atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono offuscare e mettere in discussione l’imparzialità dell’ordine giudiziario”.

 

Parole chiarissime che però non hanno avuto alcun effetto concreto, tanto che un anno dopo Napolitano ha dovuto ripetere lo stesso identico copione davanti ai giovani magistrati.

 

La situazione è infatti notevolmente peggiorata, con un uso smisurato di intercettazioni selvagge date subito in pasto alla stampa e con inchieste (vedi caso Ruby) che hanno evidenziato un’altrettanto smisurata proporzione tra i mezzi spiegati dai pm e le accuse contestate, segno che l’obbligatorietà dell’azione penale resta in certi casi condizionata dall’appartenenza politica. Come dimostra l’incredibile fascicolo aperto dalla procura di Roma su Berlusconi per alcuni sfoghi telefonici contro il programma di Michele Santoro.

 

La speranza è che il nuovo appello lanciato dal presidente della Repubblica trovi maggiore ascolto nella magistratura per svelenire un clima di permanente guerra politico-giudiziaria. Ma - viste le prime reazioni dell’Anm - la sensazione è che le parole non basteranno neanche stavolta. E’ stato giusto, ad esempio, sottolineare il comportamento sbagliato di quei magistrati che si propongono per incarichi politici nella sede in cui hanno esercitato le loro funzioni, ma questa pessima abitudine, anziché cessare, è aumentata in modo esponenziale. E non è certo cambiata l’abitudine del Csm di chiudere entrambi gli occhi su insufficienze professionali o casi gravi di cattiva conduzione degli uffici per difendere sempre e comunque la corporazione togata, che in questo modo dimostra di essere l’unica vera casta intoccabile della democrazia italiana.

 

Il Capo dello Stato, dunque, ha rappresentato un sentimento diffuso quando ha chiesto alla magistratura di compiere finalmente una seria autocritica, toccando tutti i punti nevralgici di una sofferenza giudiziaria che va avanti da troppi anni, dagli sconfinamenti nell’agone politico alle pretese di “supplenza” fino ai cronici ritardi nell’amministrazione della giustizia che penalizzano i cittadini e la stessa economia del Paese. Dal Colle è giunto anche un nuovo messaggio alla politica perché ponga finalmente mano alla riforma della giustizia. Una riforma di fatto già pronta, da approvare possibilmente entro questa legislatura, come da programma di governo.

 

 

 

Angelino Alfano – “Il capo dello Stato ha fatto un discorso chiaro e netto che mi auguro sia ascoltato e recepito. Il discorso di Napolitano si richiama ai principi della Costituzione, difende fortemente l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati e richiama a una serie di doveri connessi a quei principi, che sono essenziali per la credibilità della magistratura”.

 

Anna Maria Bernini - “Alto e forte il messaggio del capo dello Stato: nuovi confini democratici nei rapporti tra politica e giustizia, no ad abusi che non tutelano i diritti e fanno male al Paese. Sobrietà, equanimità, terzietà e responsabilità: questo il cammino autorevolmente tracciato dal presidente della Repubblica non solo per i giovani magistrati tirocinanti in ascolto. Il messaggio è alto e forte anche e soprattutto per i protagonisti della vita delle istituzioni, che possono ciascuno pro domo propria riconoscervisi. Parole di saggezza e di equilibrio,che incrociano e trattano nodi di bruciante attualità sul crocevia tra politica e giustizia. Temi la cui latitudine e prospettiva deve sapersi sottrarre al vortice dei giustizialimi, dei protagonismi, degli scavalcamenti di competenze e dei conflitti di ruolo,per avere come stella polare la buona salute delle relazioni interistituzionali, l’efficienza e celerità del servizio giustizia,il benessere e la fiducia dei cittadini nella democrazia e nelle istituzionalismi”.

 

Sandro Bondi - “Le parole del presidente della Repubblica sono talmente chiare che non sopportano alcun tipo di strumentalizzazione politica. Sono parole impegnative per tutti, e tutti hanno il dovere di ascoltarle se hanno a cuore il bene dell’Italia”.

 

Francesco Casoli – “Nel suo intervento il presidente Napolitano si è soffermato sull’esigenza che i magistrati non possano assumere incarichi politici nello stesso luogo nel quale fino al giorno prima hanno esercitato funzioni giudiziarie Si tratta di un tema di grande importanza e purtroppo quanto mai attuale alla luce dei casi che si sono susseguiti in diverse amministrazioni locali. Al Senato c’è un disegno di legge del PdL per dare concretezza alla condivisione che tutti noi manifestiamo per le parole odierne del capo dello Stato, sarebbe un bel segnale se unitamente agli altri disegni di legge presentati in materia, al testo, già incardinato nelle competenti commissioni, fosse data immediata approvazione”.

 

Fabrizio Cicchitto - “L’appello rivolto dal Presidente Napolitano è del tutto condivisibile, anche perché ormai siamo al limite del cortocircuito nel rapporto fra politica e magistratura”.

 

Maurizio Gasparri - “Le parole del capo dello Stato sono inequivocabili. Davanti ai giovani magistrati ha con equilibrio e la consueta efficacia individuato i punti dolenti del nostro sistema, evidenziando soprattutto l’indebita confusione di ruoli tra politica e magistratura. Ci auguriamo che ai moniti del Presidente della Repubblica faccia seguito una riflessione approfondita da parte di tutti. Le sue riflessioni, alla luce della attualità politico-parlamentare, ci sembrano ancora più significative e preziose”.

 

Maurizio Lupi - “Ancora una volta le parole del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, illuminano la strada da percorrere nei prossimi mesi. Il suo è un appello alla magistratura, chiamata ad avere comportamenti che non ne mettano in dubbio la credibilità, ma anche alla politica che ha la responsabilità di confrontarsi sul tema della giustizia evitando eccessi e strumentalizzazioni. Per questo mi auguro che le parole di Napolitano non cadano nel vuoto e che si possa già nei prossimi mesi lavorare ad una legge condivisa sul tema delle intercettazioni, che resta uno dei punti deboli del nostro sistema”.

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento