Murdoch. La gogna delle intercettazioni a Londra è reato, da noi è “democrazia”
Lug 20th, 2011 | Di cc | Categoria: Esteri
Perché Rupert Murdoch è finito nei pasticci, i suoi direttori si sono dimessi o vengono arrestati, qualcuno si è addirittura suicidato, sul suo impero mediatico indagano il Parlamento inglese, Scoltland Yard, addirittura l’Fbi? Per una questione di intercettazioni. Perché, al contrario di quanto avviene in Italia, nel mondo libero, nelle due grandi democrazie anglosassoni, intercettare e spiare la vita delle persone, e soprattutto divulgare il risultato di questo spionaggio, è un reato. Un reato gravissimo, tale da meritare le più severe delle punizioni: giudiziarie, mediatiche ed economiche.
Tanto che non sono solo i top manager, i direttori ed i giornalisti di Murdoch ad essere in seri guai, ma i capi della polizia inglese ed i funzionari governativi che quelle intercettazioni e quello spionaggio l’hanno aiutato e facilitato. Ed ora l’inchiesta si estende agli Usa, con l’Fbi che vuol capire se la stessa cosa è accaduta laggiù, visto che sono addirittura stati intercettati le vittime ed i loro familiari dell’11 settembre.
Tutto il contrario da noi. L’intercettazione e la spiata telefonica sono considerate - dalla sinistra mediatica e giudiziaria - un valore. La pubblicazione a ruota libera sui giornali, e addirittura la loro rappresentazione televisiva nella forma della docu-fiction, vengono presentate come una trincea della democrazia. Mettere in piazza la vita della gente è ritenuto qualcosa di autenticamente di sinistra. Insomma, la gogna mediatica è buona e giusta per gran parte della nostra opposizione e della classe dirigente radical-chic: per essa si organizzano proteste e si scende in piazza.
Quando il governo ha provato a limitare l’uso delle intercettazioni, almeno a proibirne la pubblicazione delle parti non penalmente rilevanti o coperte da segreto, è stato accusato di voler instaurare un regime, o di difendere i delinquenti.
Ben diversamente la pensano a Londra e Washington: laggiù in galera ci finiscono gli intercettatori, e le vittime sono gli intercettati, indipendentemente dal fatto che siano gente comune, star del cinema, personaggi dell’establishment. I funzionari che passano i verbali ai tabloid vengono cacciati. E questo senza neppure stare a discutere di che cosa contengano quelle conversazioni.
Quella è la civiltà e la democrazia. Qui si difende la sua caricatura, la sua antitesi, la sua aberrazione. Naturalmente a senso unico. La lezione del caso Murdoch è tutta qui: ma nessuno nella sinistra italiana pare averla capita, e tutti fanno finta di nulla.
Caso Murdoch e Sky/Diffidare dai falsi democratici
“Un vecchio Humphrey Bogart dei media…” scrive oggi Beppe Severgnini sul Corriere della Sera, nell’editoriale dedicato all’interrogatorio di Rupert Murdoch e di suo figlio James alla Camera dei Comuni di Londra. Eh no caro Severgnini: Humphrey Bogart è quello della famosa battuta “È la stampa, bellezza”, detta al telefono al proprio editore arrogante. Al contrario, Murdoch “è” l’editore-padrone. Tra l’altro, di Severgnini stesso, che su Sky Italia ha una rubrica.
Ma in Italia Murdoch, che in ogni parte del mondo è conosciuto come “lo Squalo”, ed è abituato ad appoggiare e osteggiare i governi a seconda delle proprie convenienze economiche, è stato in questi tre anni paladino della sinistra. Il suo Sky Tg 24, confezionato in maniera professionalmente ineccepibile, ritmi veloci e notizie in diretta, è però un capolavoro di faziosità antigovernativa. Forse da quando dovendo scegliere tra ridurre l’Iva a Mediaset o aumentarla a Sky, il governo ha optato per la seconda soluzione?
Fatto sta che non c’è sondaggio, non c’è dibattito, non c’è rassegna stampa da cui le reti di Murdoch non traggano occasione per attaccare Silvio Berlusconi e il centrodestra, e viceversa per riservare ampi elogi alla sinistra: all’interno delle cui contraddizioni e della cui vacuità di programmi e di leader, per esempio, non risulta che abbiano mai scavato. Il tutto sotto il manto della grande professionalità anglosassone. Tutto bene, per carità, l’Italia è un paese libero e la stampa non è sottoposta a regime, a differenza di quanto dicono le corporazioni sinistroidi. Però un consiglio: diffidare dei falsi democratici. Magari si tratta di squali, sia pure in maniche di camicia. E Bogart non c’entra per nulla.
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