Ma quale esecutivo tecnico! Avanti con questo governo fino al 2013

Lug 18th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

“No a qualsiasi ipotesi di governo tecnico, mi sembrerebbe un commissariamento dell’Italia. Già è accaduto nel ‘93, quando il Parlamento non volle ascoltare l’appello di Craxi a difesa del primato della politica. Con il senno di poi, mi sento di dire che non fu un bene”. Il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, intervistato da Repubblica, assicura che “la maggioranza è solida e sosterrà Berlusconi sino a fine mandato”.

“I governi tecnici sono per definizione deboli”, afferma Sacconi. “Preferirò sempre la passione di Nichi Vendola al cinismo di qualche professore cosmopolita e giacobino che parla di interessi generali ma, nel concreto, serve interessi particolari”.

Sacconi difende la manovra, che “è costruita con cura, in coerenza con le precedenti e dispiegherà i suoi effetti positivi negli anni. Non è vero che è composta di una tantum. Viceversa - sottolinea - prosegue la regolazione strutturale di tutti e quattro i grandi rubinetti di spesa: previdenza, sanità, finanza locale, pubblico impiego”.

Il ministro smentisce che ad essere colpite saranno le pensioni più basse. “Fino a cinque volte il minimo, tutto resta come ora”, spiega. “Da lì in poi, abbiamo dovuto deindicizzare parzialmente e temporaneamente alcuni redditi medio-alti. Una misura ben più forte la attuò il governo Dini nel 1995 con l’appoggio della sinistra - osserva - e allora l’inflazione era al doppio di adesso. Anche i governi Prodi a più riprese hanno fatto qualcosa del genere”.

 

 

Paolo Bonaiuti – “Non esiste alcuna possibilità di esecutivi tecnici o istituzionali: il governo ha avuto 316 voti sulla fiducia, e questa è una barriera insuperabile”.

 

Anna Maria Bernini - “Attenzione ai governi istituzionali o di decantazione. Potrebbero ottenere un insidioso risultato di commissariamento della politica e delle scelte degli italiani, tema assai pericoloso in una fase internazionale di alterazione dei mercati economici e finanziari che chiedono ai governi nazionali segnali di stabilità politica su cui si è ripetutamente e autorevolmente pronunciato anche il Presidente Napolitano. L’onorevole Veltroni, con inquietante tempismo, inneggia a un ribaltone già ripetutamente naufragato. L’opposizione non si illuda di potere utilizzare scorciatoie per provare a dare la spallata a Berlusconi”.

 

Sandro Bondi - “Quando l’On. Veltroni sostiene lapidariamente che la ‘funzione storica del Pd resta quella di introdurre una discontinuità tra fascismo, andreottismo, berlusconismo’, si comprende l’ardito smarrimento culturale della sinistra italiana. Forse un minimo di realismo e di umiltà consentirebbe a Veltroni di ricordare che l’origine dei mali che affliggono oggi l’Italia (sostanzialmente l’enorme debito pubblico e una diffusa corruzione) risiede nella partitocrazia e nel consociativismo, fenomeni rispetto ai quali il Partito Comunista ha avuto un ruolo essenziale. L’unica vera discontinuità, perciò, di cui il Pd dovrebbe essere capace è nei confronti della propria storia, che ha caratterizzato un lungo periodo storico: dalla caduta del fascismo alla caduta del muro di Berlino. In caso contrario, il riformismo di cui parla letterariamente Veltroni rimarrà un puro flatus vocis”.

 

Fabrizio Cicchitto - “Veltroni, sia pure con garbo accompagnato però da una sorta di paternalistico spirito pedagogico nei confronti del centrodestra, cerca di cambiare le carte in tavola. L’anomalia originaria è costituita storicamente dal fatto che, anche per gravi errori di subalternità da frontista del gruppo dirigente socialista dell’epoca, in Italia la guida della sinistra è stata assunta dal più grande partito comunista dell’Occidente. La seconda anomalia è che dopo il 1989 questo partito invece di diventare un partito socialdemocratico è diventato un partito giustizialista e massimalista e ha contribuito alla distruzione per via giudiziaria dei partiti avversari, operazione avvenuta solo in Italia a testimonianza della esistenza di una situazione questa si davvero anomala. Di conseguenza, Berlusconi è stato la risposta straordinaria a questa situazione del tutto anomala”.

 

Maurizio Gasparri - “A che titolo parla Veltroni? Non se ne doveva andare in Africa? Insoddisfatto dell’incuranza nei suoi confronti da parte del PD, l’ex candidato premier ritiene di poter dare lezioni al Governo, alle istituzioni, alle forze politiche. Vaneggia un rimescolamento delle carte senza tenere in nessuna considerazione la cosa più importante, la volontà degli elettori. Il Governo Berlusconi ha dimostrato di saper tenere sotto controllo i conti pubblici, nonostante la crisi internazionale. Veltroni pensa a nuovi ribaltoni per consegnare il Paese a chi non ha avuto la legittimazione popolare. Il PDL ed il Governo sono invece impegnati a realizzare il programma votato dagli elettori e a completare le riforme che gli italiani aspettano. Un impegno che porteremo avanti fino al termine della legislatura”.

 

Giorgia Meloni - “So che i sogni sono duri a morire e quello di arrivare al governo saltando il passaggio democratico del consenso popolare è un sogno che il Pd non riesce ad abbandonare. Ma vorrei ricordare all’onorevole Veltroni che non esistono le premesse per un governo istituzionale o tecnico: il governo Berlusconi è stato eletto dal popolo, continua a incassare un voto di fiducia dietro l’altro in parlamento, è riuscito a tenere sotto controllo i conti pubblici malgrado la crisi e ha ancora da realizzare molte riforme promesse ai cittadini. Dalla crisi che stiamo vivendo, in Italia e in Europa, non si esce con una qualche ricetta tecnica o tecnocratica, ma solo con un colpo di reni della politica. Credo che per il Pd sarebbe molto più produttivo preparare un progetto alternativo di governo per le prossime elezioni piuttosto che aggrapparsi a scorciatoie che hanno molto poco di democratico”.

 

Gaetano Quagliariello - “Nei giorni scorsi la democrazia italiana ha dato prova di grande maturità. La maggioranza scelta dagli elettori ha confermato di avere i numeri e le carte in regola per governare, e l’opposizione ha rinunciato agli strumenti regolamentari in proprio possesso per consentire la rapida approvazione della manovra. Di fronte a questo indubbio segnale di forza da parte della politica italiana - prosegue - i corvi della stampa internazionale hanno iniziato ad evocarne il commissariamento immaginando l’instaurazione di un governo dei tecnocrati estraneo alla legittimazione democratica. Oggi Walter Veltroni, incurante dell’indisponibilità a manovre di palazzo fatta filtrare dallo stesso presidente Napolitano, propone la traduzione in italiano di ciò che il Financial Times aveva suggerito in lingua inglese. Per quanto ci riguarda, è evidente l’assoluta irricevibilità della proposta di Veltroni. E dispiace che proprio un politico che dell’alternanza democratica e della centralità degli elettori aveva fatto la sua bandiera, riproponga vecchie dinamiche patologiche con le quali soppiantare la fisiologia democratica di cui proprio in questi giorni l’Italia ha dato prova”.

 

Gianfranco Rotondi - “Veltroni commette l’errore di dare a tutti una parte: Berlusconi se ne deve andare anche se ha i voti; Alfano deve fare la nuova destra anche se è nato nella sinistra Dc. Mi spiace per Walter ma Berlusconi finirà la legislatura e Alfano si darà confini ben più ampi della nuova destra che Veltroni suggerisce”.

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento