Sequestrata lussuosa villa dei “Di Lauro” dalla DDA di Napoli
Lug 13th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca di NapoliNella mattinata odierna, nell’ambito del procedimento penale, iscritto nei confronti di:
Vincenzo DI LAURO, detenuto per altro al regime del 41 bis, ord. pen., per il reato di cui all’ art. 648 bis c.p. (riciclaggio), art. 7 l. 203/91;
Vincenzo DI LAURO e Michele MELEDANDRI per i reati di cui agli artt. 110 c.p., 12 quinquies legge nr. 356/92 (trasferimento fraudolento di valori) e art. 7 legge n. 203/91, personale del RON.IV dei Carabinieri di Napoli ha proceduto a dare esecuzione al decreto di sequestro preventivo e di urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli, dell’immobile di mq. 200 di superficie, su tre livelli, (ossia 600 mq. coperti) di Vincenzo DI LAURO, situato in Via Cupa dell’arco n. 6, storico quartier generale del clan DI LAURO.
L’immobile di pregio ed in avanzato stato di costruzione, che ricalca lo stile neoclassico di quello del padre Paolo DI LAURO, è intestato al prestanome Michele MELEDANDRI, soggetto incensurato e piccolo imprenditore.
La riferibilità del bene a Vincenzo DI LAURO è stata accertata partendo dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia Carlo CAPASSO e Biagio ESPOSITO, i quali, in fasi e periodi diversi della vita criminale di Vincenzo DI LAURO, sono stati a lui vicini.
Biagio ESPOSITO ha gestito, con i fratelli Cosimo e Vincenzo DI LAURO, le quote di una delle fiorenti piazze di spaccio del “Terzo Mondo” a partire dalla prima metà degli anni ‘90; fin da quando, insieme ai figli del ”MILIONARIO”, ha mosso i suoi primi passi nella camorra di Secondigliano, giungendo a collocarsi vicino al gotha del clan, per poi allontanarsene, passando con il gruppo degli “SCISSIONISTI”.
Carlo CAPASSO ha incrociato il suo destino criminale con quello dei DI LAURO nella faida del 2004, divenendo, ancora giovanissimo, killer delle batterie di fuoco di Cosimo e Marco DI LAURO.
Entrambi i collaboratori hanno riferito che Vincenzo DI LAURO aveva acquistato e stava ristrutturando un immobile per farne la sua residenza. Aggiungevano che l’immobile, di cui fornivamo una dettagliata descrizione della ubicazione e dello stato dei lavori, in maniera precauzionale era stato intestato ad un prestanome di fiducia, il suddetto MELEDANDRI., ed era stato acquistato con i proventi illeciti dei traffici di stupefacente, di cui il DI LAURO percepiva stabilmente una quota, oltre lo “stipendio mensile” a lui “dovuto”.
L’esistenza dello “stipendio” è stata documentalmente dimostrata dalla contabilità di recente sequestrata a tale ZIMBETTI, affiliato al clan, nel corso di perquisizioni effettuate dall’Arma nei confronti dei DI LAURO. In tale contabilità, Vincenzo DI LAURO era indicato con la sigla F2 (dove F sta per figlio di Paolo DI LAURO e 2 sta per secondo figlio; infatti Vincenzo è nato dopo il fratello Cosimo, che era indicato con la sigla F1, come confermato da Carlo CAPASSO).
Le convergenti dichiarazioni dei collaboratori hanno evidenziato i lauti introiti di Vincenzo DI LAURO, il quale, peraltro, è stato quello, tra i figli di Paolo DI LAURO, che ha gestito le attività economiche ed imprenditoriali del padre quando questi divenne latitante.
Le indagini delegate al personale dell’Arma hanno poi esaltato gli elementi di obiettiva riferibilità dell’immobile a Vincenzo DI LAURO.
E’ emerso, infatti, che il MELEDANDRI non ha mai posseduto liquidità tali da consentirgli l’acquisto di un immobile siffatto con la relativa, pretenziosa ristrutturazione (è risultato che solo gli “igienici” sono stati pagati dal Vincenzo DI LAURO 200.000 mila euro).
Inoltre si accertato che, come sostenuto dai dichiaranti, l’immobile aveva subito un fermo dei lavori di carattere amministrativo e che la relativa vicenda si era risolta con un condono.
Con l’odierna esecuzione del provvedimento di sequestro di un immobile di pregio direttamente riferibile a Vincenzo DI LAURO, questa Procura prosegue nella sua linea strategica volta alla individuazione ed alla sottrazione ai gruppi camorristici dei patrimoni derivati dalle loro attività criminose; nel caso presente depotenziando i vertici del clan DI LAURO e sottraendogli le risorse finanziarie che costituiscono l’asse portante del potere e della forza del sodalizio camorristico.
E’ di questi giorni, per altro verso, la conferma da parte della Suprema Corte di Cassazione della misura di prevenzione patrimoniale con cui, il 25.5.2011, sono stati confiscati definitivamente molti dei beni dello storico capo clan Paolo DI LAURO; tra i quali in particolare, la abitazione dove ha risieduto, sino ad oggiAggiungi un appuntamento per oggi, la famiglia DI LAURO, situata nel cuore della vecchia Secondigliano, nella zona cd. di MEZZ’ ALL’ARCO, quartier generale del clan.
La decisione della Cassazione, non solo fornisce conforto definitivo a quanto affermato, a suo tempo, dal Tribunale delle misure di prevenzione di Napoli, ma reca con sè anche una valenza simbolica, oltre che giudiziaria, in quanto Paolo DI LAURO rappresentava oramai l’ultimo capo storico della camorra napoletana e dell’interland la cui famiglia risiedeva ancora nella abitazione di origine.
Il presente provvedimento si inquadra nello stesso solco ed impedisce la utilizzazione di un bene, tanto in chiave patrimoniale che simbolica, alla cerchia più vicina e diretta di pericolosi personaggi, consentendone anzi, ove l’iter procedimentale dovesse confermare la fondatezza dell’impianto investigativo, un uso finalizzato alla realizzazione di un interesse sociale,.