Napoli, de Magistris e la favola nel sacchetto

Lug 1st, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Da Il Corriere della Sera di domenica 26 giugno
 a firma Antonio Polito – “La favola nel sacchetto”

 

Neanche il critico più feroce di Luigi de Magistris può dare a lui la colpa del nuovo abisso in cui è piombata Napoli. Ma il disastro che ha sotto gli occhi dovrebbe aprirglieli anche sulle responsabilità che invece ha.

Il neo-sindaco appartiene infatti a quella schiera di politici che diseducano l’elettorato con la favola della semplificazione, la sempiterna idea dei populisti secondo la quale non ci sono problemi difficili ma solo demiurghi capaci di risolverli se le masse li aiutano a far fuori i loro nemici, quelli che «non li lasciano lavorare» . La semplificazione operata da de Magistris è innanzitutto di tipo tecnico. Consiste nella parola d’ordine «rifiuti zero» . Afferma che non c’è bisogno né di buchi dove sotterrare l’immondizia (discariche), né di impianti dove bruciarla trasformandola in energia (termovalorizzatori).

È la stessa teoria che portò al disastro il governo Prodi, trascinatovi dall’allora ministro Pecoraro Scanio e dall’allora senatore rifondarolo Tommaso Sodano, che organizzava le proteste contro discariche e termovalorizzatori e che non a caso de Magistris ha scelto come suo vice-sindaco. Secondo questa favola, tutta l’immondizia può essere riciclata.

Dunque non c’è bisogno di distruggerla in alcun modo. Il piano perciò presuppone non solo che la raccolta differenziata raggiunga la fantasmagorica cifra del 70%in poche settimane a Napoli. Ma presuppone anche che il restante 30%si volatilizzi. E presuppone che tutta la differenziata possa essere riciclata, il che non è vero. Tanto per dare un’idea: in Germania ed Austria, stati record in Europa, l’immondizia riciclata sfiora il 60%: ma il resto viene bruciata (30%) o sepolta (10%).

A un intervistatore che gli chiedeva se non era più facile che il Napoli vinca la Champions piuttosto che il suo piano si realizzi, il sindaco ha risposto: «Questa è una città che ha bisogno di grandi speranze». Nel frattempo, la disperazione dei napoletani l’ha spinto ad aprire dei «siti di trasferenza», eufemismo che sta per discariche: però a cielo aperto e, speriamo, temporanee.

Eppure neanche il critico più feroce di de Magistris può sottrarsi al coro di quanti affermano che ora «il governo deve fare la sua parte» e di quanti fustigano l’«egoismo padano» della Lega che vi si oppone. Bisogna però aggiungere che il governo deve fare la sua parte perché l’ente locale, cui spetterebbe, non sa fare la sua. E che esiste una legge della Repubblica Italiana, non della Lega, secondo la quale i rifiuti urbani vanno smaltiti nell’ambito della provincia che li produce; e che fu Vendola, non Zaia, a innescare quella sentenza del Tar che ora si vuole aggirare col decreto, grazie alla quale si bloccò un traffico di rifiuti dalla Campania alla Puglia.

Il decreto è oggi necessario e urgente, non c’è dubbio. Però, mentre lo chiede, il sindaco di Napoli avrebbe il dovere di spiegare come intende smaltirsi i suoi rifiuti una volta risolta l’emergenza, e se insiste con le favole è comprensibile che nel resto d’Italia qualcuno si senta preso per i fondelli.

C’è poi una seconda semplificazione operata da de Magistris, ed è di ordine morale. Tutta la sua campagna è stata basata sull’idea che Napoli sia piena di guai perché collusioni, interessi illeciti, forze oscure e ovviamente la camorra si erano impadroniti della gestione della cosa pubblica. Anche qui: non sono i problemi a essere duri, ma i puri ad essere pochi. Riportatili al governo, i problemi sono tenuti a sparire, insieme con i cattivi. L’idea che i precedenti governanti di Napoli semplicemente non ce l’abbiano fatta, è esclusa. Dovevano per forza essere corrotti. Ecco perché lui, de Magistris, ce la farà; e la sua sarà una «rivoluzione ambientale».

Ora, se si considera che il sindaco è un ex pm della procura di Napoli, che un suo assessore (Narducci) è un pm della procura di Napoli, che l’ultima maxi-indagine che ambisce a moralizzare l’Italia è gestita da due pm della procura di Napoli (Woodcock e Curcio) e che il suo principale indagato (Papa) è un ex pm della procura di Napoli, si capisce bene come sia tecnicamente «giustizialista» la soluzione alla crisi della Seconda Repubblica che si sta sperimentando nella capitale del Mezzogiorno. Adesso che quella procura, già oberata dalla P4, ha aperto pure un’inchiesta per «epidemia colposa», c’è solo da sperare che non finisca nel registro degli indagati anche de Magistris.

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