Lotta alla mafia, vince lo Stato
Giu 10th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Continua, ed è vincente, la sfida alla criminalità organizzata. La squadra mobile di Napoli ha arrestato il boss Carmine Amato, trentenne, considerato il reggente del clan camorristico Amato-Pagano. Ricercato dal 2009, era inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi, stilato dal ministero dell’Interno. E’ accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di droga e omicidio. Assieme a lui la polizia ha arrestato anche un altro latitante, Daniele D’Agnese, soltanto ventisettenne, ricercato dal maggio del 2009 per associazione a delinquere di tipo mafioso e traffico di droga. I successi dello Stato non finiscono qui. Ieri la maxioperazione “Minotauro” contro la ‘ndrangheta ha portato all’arresto di 142 persone, oltre all’emissione di circa 150 ordinanze di custodia cautelare nelle province di Torino, Milano Modena e Reggio Calabria. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione e altri reati. Durante l’operazione, che ha visto impegnati mille e trecento militari, sono stati sequestrati beni per un valore di 70 milioni di euro, riconducibili alla criminalità organizzata calabrese. Più di 100 finanzieri sono infatti impegnati nel sequestro di 127 beni, tra ville, appartamenti e terreni situati in Piemonte, Lombardia, Liguria e Calabria. Inoltre, sono state cautelate dieci aziende, più di duecento conti correnti e diverse cassette di sicurezza. Questo governo – la conferma viene dalle cifre - ha messo in campo il più grosso sistema di contrasto alla mafia dai tempi del giudice Falcone. In particolare si sono rivelate efficaci le nuove norme che aggrediscono i beni dei mafiosi, facilitando la confisca di immobili e patrimoni intestati a prestanome, indipendentemente dalla pericolosità del soggetto e dalla sua età. I soldi e i beni tolti alla criminalità organizzata sono messi a disposizione dei cittadini, delle comunità e delle vittime per i reati di mafia. Il maggior coordinamento tra le forze di polizia ha prodotto in soli due anni un totale di 5.501 mafiosi arrestati (in media otto al giorno), 23.534 beni sequestrati e confiscati, per un valore di 11 miliardi e 323 mila euro. A seguire gli strumenti che hanno permesso di vivere la stagione più gloriosa da quando è cominciata la sfida aperta dello Stato alle organizzazioni mafiose. Il modello Caserta: quattrocento militari e 350 poliziotti affiancano le forze dell’ordine della provincia per intensificare la lotta contro la camorra. Il coordinamento tra polizia, militari e magistratura, ha funzionato bene, tant’è che il governo intende estendere e sostenere tale modello. Il Piano nazionale antimafia: prevede l’agenzia per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, il codice delle leggi antimafia, nuovi strumenti di aggressione ai patrimoni mafiosi, nuove misure di contrasto all’ecomafia e a sostegno delle vittime del racket e dell’usura, la mappa informatica delle organizzazioni criminali, il potenziamento dell’azione antimafia nel settore degli appalti e nuove iniziative sul piano internazionale per contrastare la criminalità transnazionale. L’Agenzia per i beni sequestrati alla mafia: ha sede a Reggio Calabria ed è operativa dal 16 aprile 2010. Dal 14 luglio, è attiva anche la sede di Roma. Il Fondo unico di Giustizia: vi confluiscono le somme sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati che vengono destinati al Ministero dell’Interno e della Giustizia.