Opposizione, la presunzione di D’Alema
Giu 3rd, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Stamani su la Repubblica, in forma di intervista, è uscita un’altra puntata del vangelo secondo D’Alema, il quale ormai ragiona di politica solo nell’ottica falsata dell’ossessione antiberlusconiana. Lo slogan di partenza è sempre lo stesso: il premier se ne deve andare, e da questo assunto derivano tutti gli altri ragionamenti, uno più scorretto dell’altro. Per il presidente del Copasir, le amministrative hanno dimostrato che: 1. si è profondamente modificato il volto politico del Paese; 2. il Pd ha riconquistato tutto il nord; 3. il centrodestra rappresenta ormai solo un terzo degli italiani; 4. le vittorie di Vendola e Pisapia non significano che a vincere le elezioni è stata la sinistra radicale, ma esattamente il contrario; 5. la coabitazione tra Udc e Sinistra e Libertà è possibile a livello nazionale come a Macerata. Tutte considerazioni propagandistiche, che non trovano riscontro nella realtà, prima di tutto perché l’elettorato di centrodestra non ha voltato le spalle a Berlusconi, ma gli ha solo mandato un segnale di disagio, e infatti non c’è stato alcuno spostamento di voti verso il terzo polo o verso la sinistra; e poi perché i dati elettorali dicono che il Partito democratico ha sì riportato un lieve recupero al nord, ma al sud ha subìto un vero e proprio tracollo. Che D’Alema dunque faccia intendere che il Pd è ormai il primo partito del Paese, è un desiderio destinato a rimanere tale. Ma torniamo alla pretesa di dimissioni del premier: quando D’Alema perse le Regionali del 2000, si dimise da premier perché non era stato eletto dai cittadini, ma era salito a Palazzo Chigi grazie a un ribaltone parlamentare. Chi accosta la sua posizione a quella attuale di Berlusconi, il quale si è invece presentato agli elettori nel 2008 ricevendone un plebiscito, compie una scorrettezza di metodo e di sostanza. Berlusconi ha il diritto e il dovere di arrivare al 2013, non solo per onorare fino in fondo il patto sottoscritto con i cittadini, ma anche perché il suo esecutivo è l’unico in grado di garantire la governabilità, grazie a una maggioranza più coesa dopo l’addio di Fini e l’ingresso dei Responsabili. Il Partito democratico, che dovrebbe essere il fulcro dell’alternativa, festeggia una vittoria che è di altri, ma - checché ne dica D’Alema - è prigioniero dell’estrema sinistra e ancora non sappiamo quale tipo di governo sarà in grado di proporre agli elettori tra due anni: un nuovo Ulivo, una nuova Unione, un fronte di tutte le sinistre come nel ‘48? L’unica cosa certa è che, se la sinistra vincesse le elezioni nazionali, sarebbe un salto nel buio contrario agli interessi del Paese, così come sarebbero un errore le elezioni anticipate, che esporrebbero l’Italia ai rischi della speculazione internazionale. Dunque, D’Alema sbaglia ancora una volta, e non è una sorpresa: essendo leader della sinistra ormai da trent’anni, e non avendo mai portato il suo partito a vincere un’elezione, se non affidandosi a Prodi, il presidente del Copasir dovrebbe forse ritirarsi a vita privata, come gli suggerisce da tempo il sindaco di Firenze Renzi, per vedere se senza la sua ingombrante figura la sinistra potrà finalmente liberarsi dai suoi vecchi errori. Invece, lui continua a pontificare e a predicare. Fortunatamente nel deserto. Santelli: ridicole le frasi di D’Alema sulle dimissioni del premier “D’Alema che invoca le dimissioni di Berlusconi per lasciar fare al Pd la ’sua parte’ è quanto di più ridicolo potevamo leggere oggi sui giornali. La maggioranza alla Camera è tutt’altro che ‘raccogliticcia’, come hanno confermato le fiducie che il governo ha ottenuto in Parlamento e l’esecutivo Berlusconi è l’unico che ha il diritto e il dovere di portare avanti l’azione di governo”. E’ quanto afferma Jole Santelli, vicepresidente dei deputati del Pdl. “Se D’Alema ha voglia di dare un contributo al Paese, invece di pensare a manovre di palazzo per rovesciare il volere degli italiani - aggiunge -, porti avanti un’opposizione costruttiva in Parlamento e abbia il coraggio di confrontarsi con gli elettori, come ha fattoil Presidente Berlusconi”.