Il governo non ha nulla da temere
Mag 31st, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Una doccia fredda è quel che ci vuole per temperare i bollenti spiriti, prima che facciano danni. Si può capire che i vincitori Pisapia e De Magistris siano preda dell’euforia, ma non fino al punto di proclamare: “Milano e Napoli sono libere”. Manco fossero i comandanti dell’Ottava Armata britannica e della Settima Armata americana in vittoriosa risalita della Penisola. La vittoria elettorale li incorona della responsabilità di esercitare le proprie capacità di buongoverno (tutte da scoprire) su due grandi e nobili città, ma non li autorizza ad atteggiarsi a liberatori di popolazioni oppresse da una guarnigione nemica. La scelta del popolo milanese, che ha liberamente trasferito sul candidato della sinistra il lungo rapporto di fiducia riposto nell’amministrazione di centrodestra, merita rispetto e un cordiale augurio di buona fortuna. Non merita certo di essere umiliata da grossolane falsificazioni propagandistiche che smentiscono la virtuosa pretesa del vincitore, che si proclama “sindaco di tutti i milanesi”. Peggio ancora nel caso della millanteria del neo sindaco “di tutti i napoletani”, a meno che l’oggetto misterioso della sua personale guerra di liberazione non sia rappresentato dal lunghissimo malgoverno della sinistra, che ha ridotto la città alle condizioni puzzolenti e pericolose che tutti sanno. Le stesse che inducono i turisti a tenersene alla larga. Non è una buona notizia che i vincitori siano entrati in scena con un passo falso. Ma sarebbe male di poco, se non fosse benzina sparsa su materiale infiammabile. E non per loro esuberanza scriteriata, ma come contributo personale all’incendio generale dei rapporti politici nazionali decretato dalla titolazione dei media fiancheggiatori. Si va da “E adesso vattene” del Fatto Quotidiano, al suggestivo “Fuori dalle palle” del Riformista, per limitarsi a un paio di esempi. Salta agli occhi la pretesa di servirsi del sorprendente risultato delle elezioni amministrative a Milano e Napoli come di una leva per scardinare alla svelta il governo Berlusconi. Ma un test amministrativo non è il surrogato di un’elezione politica, né, tanto meno, lo scivolo rivoluzionario alla conquista del potere. Semmai può considerarsi la naturale conseguenza di tre anni di opposizione vissuti con animo eversivo e il preciso intento di paralizzare la formula di governo voluta dal corpo elettorale, fatta oggetto a un’ininterrotta campagna di delegittimazione, per via giudiziaria e no, frammezzata da conati di spallate ribaltoniste. Il modus operandi reca l’impronta di forze politiche in fuori gioco rispetto al metodo democratico. Non c’è dubbio che gli apprendisti stregoni dell’opposizione abbiano messo in moto forze che non sono in grado di dominare. Tant’è che Pisapia è stato imposto al Pd e all’intero centrosinistra, attraverso primarie manipolate dalla sinistra d’assalto vendoliana, mentre De Magistris è il risultato di una reazione di rigetto nei confronti della politica, quale che sia la sua forma partitica. L’elezione diretta, che dà potere agli elettori, conosce ragioni per il ricambio ai vertici che la ragione non sempre intende. Il guaio è se si pretende di agganciare alla forza trainante di questa locomotiva un intero convoglio di interessi, partitici e non solo, proiettati alla presa di potere. La pretesa di usare i risultati dell’elezione diretta dei sindaci per ribaltare l’ordine democratico, come talvolta capitò di fare con i putsch dei paracadutisti, dev’essere invece duramente contestata. Il metodo democratico esige che il progetto dell’alternanza al governo sia firmato e sottoposto in buona forma agli elettori da soggetti politici “credibili e affidabili”, come direbbe Napolitano. La resistenza ai conati eversivi da parte del governo Berlusconi, è un dovere nazionale, che ne impegna l’onore e lo vincola a fare del suo meglio finché dispone di una maggioranza in Parlamento, nel tempo (non breve) che manca alla resa dei conti con gli elettori.