Umilia le donne, pubblicità vandalizzata
Mag 26th, 2009 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napolidi Davide Gambardella
L’anno scorso il Vesuvio e l’Etna venivano raffigurati da due prosperose tette, quest’anno, invece, le “poppe” più famose d’Italia vengono rappresentate da marmorei fondoschiena messi in fila, quasi come esposti sul bancone del macellaio. Un manifesto pubblicitario che di sicuro non passava inosservato e che, come già accadde l’anno scorso, ha innescato le polemiche da parte delle donne sentitesi per l’ennesima volta al centro di stereotipi sessisti. Questione di lato B e di cattivo gusto, dunque. Che ha fatto sì che le parti chiamate in causa – le donne – boicottassero quello spot. La nuova campagna pubblicitaria della compagnia marittima TTTLines non è andata giù a parte dell’opinione pubblica femminile ed ai movimenti “rosa” vicini all’area antagonista napoletana, i quali hanno etichettato gli ideatori come «uomini con un piccolissimo cervello», che «non sono riusciti a individuare null’altro per pubblicizzare il proprio prodotto che i tradizionali stereotipi sulle donne». Lo scrivono a chiare lettere in un comunicato per rivendicare il blitz messo a segno la notte tra mercoledì e giovedì nel quartiere di Fuorigrotta. Con uno striscione di carta rosso lungo più quaranta metri, le attiviste del collettivo “Sora Rossa” hanno sabotato la pubblicità della TTTLines coprendo in parte il maxipannello pubblicitario antistante lo Sferisterio. Sul manifesto finito sotto accusa e occultato dallo striscione, vi erano delle modelle in fila con le natiche ben in mostra: “le poppe più famose d’Italia” è lo slogan ideato dai pubblicitari per promuovere le rotte marittime della compagnia. “Nessuna speculazione sul corpo delle donne” è la scritta a caratteri cubitali che invece da ieri mattina campeggia sullo spazio adibito all’affissione delle pubblicità. Un sabotaggio, spiegano le artefici dell’iniziativa di protesta, perché «la violenza contro le donne non può essere ricondotta a un problema di sicurezza delle città o di ordine pubblico, ma ad una cultura maschilista imperante nella nostra società e che condiziona tutti gli aspetti di vita di una donna».
Insomma,