Investimenti, una strada in salita per i “no” del partito rosso-verde
Mag 19th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Prima notizia: l’Ikea, multinazionale svedese, rinuncia dopo sei anni di esasperanti trattative con le giunte di sinistra a un investimento da 100 milioni di euro per impiantare il 21esimo megastore italiano a Vecchiano, piccolo comune in provincia di Pisa. Vanno in fumo 400 posti di lavoro per i giovani. Seconda notizia: l’Enel si vede rifiutare dal Consiglio di Stato, dopo cinque anni, il placet per sostituire la vecchia centrale a olio combustibile di Porto Tolle con una più moderna a “carbone pulito”. Un ricorso di Geenpeace, del WWF e di Italia Nostra brucia, al posto del carbone, seicento posti di lavoro nella centrale, altri tremila previsti per il cantiere e 2,5 miliardi di investimenti. Vince ancora una volta un partito trasversale del “no”, dove dominano il colore rosso della sinistra in tutte le sue sfumature e il colore verde del vetero-ambientalismo. Manca il bianco, perchè la sua bandiera è l’antitesi del patriottismo e del bene comune. E’ un partito che liscia il pelo al localismo più esasperato e ai piccoli interessi di bottega. Le sue battaglie a colpi di carta bollata, di manifestazioni rumorose quanto dannose, di sentenze compiacenti, di comitati no-qualcosa distruggono ogni giorno che passa la competitività del nostro Paese e con essa investimenti e posti di lavoro. Con la compiacente solidarietà dell’opposizione che straparla di rilancio dell’economia e per la quale va bene tutto quel che può creare problemi al governo, anche se danneggia l’Italia. Dichiara sconsolato Lars Petterson, amministratore delegato dell’Ikea Italia: “Investire da voi è una strada in salita”. Difficile dargli torto. E’ il partito, quello rosso-verde, per il quale:- un ristorantino sul mare è una “cementificazione” e non un servizio al turismo e al cliente (vedi le polemiche stantìe sugli stabilimenti balneari); - la Tav non è un’opera decisiva per tenere l’Italia legata ai lucrosi traffici di merci del continente anziché isolarla dal resto d’Europa; - i gassificatori sono orribili “mostri” che mettono a rischio le nostre coste e i nostri cittadini (non ce n’è uno al mondo che sia esploso o abbia inquinato), anziché una polizza d’assicurazione sul futuro energetico del Paese; - le autostrade e un po’ tutte le opere pubbliche vengono sempre e comunque dipinte come disastri ambientali. E poi le battaglie della Cgil contro l’apertura dei negozi nelle festività o ancora contro gli investimenti per mantenere le produzioni dell’auto in Italia. E’ un elenco senza fine. Questo partito del “no” si frappone anche alla possibilità, che il governo offre ai cittadini, di ampliare moderatamente le loro case (nel rispetto di tutte le garanzie paesaggistiche, ambientali, ecologiche). Il primo tentativo di Berlusconi di dare corpo alla rilancio dell’edilizia si era infranto contro il muro dei distinguo, degli ostacoli, delle lentezze di Comuni e Regioni. Si potrebbe sorridere delle parole del presidente della Toscana rossa che, dopo la fuga dell’Ikea, parla della necessità di “una seria riflessione sulla nostra capacità di attrarre investimenti”. Mentre lui riflette i posti di lavoro vanno in Germania, dove praticano lo sport della decisione e dove la riflessione non dura sei anni. Sogni d’oro.
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ñïàñèáî çà èíôó!!…