Tutti gli scempi della sinistra a Napoli
Mag 12th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napoli
Negli ultimi venti anni Napoli ha conosciuto tre fasi di progressivo decadimento.C’è stata la fase dell’illusione bassoliniana, tutta incentrata sulla speranza e sulla comunicazione di un virtuale nuovo rinascimento. È seguita la fase del disincanto e del tirare a campare clientelare: le centinaia di milioni di euro dell’emergenza rifiuti sono state utilizzate anche per finanziarla. La terza fase è quella della disperazione che porta alla rassegnazione.L’emergenza rifiuti è espressione di quest’ultima fase. È diventata un male endemico, visibile, che degrada sempre più l’immagine di quella che nel Settecento fu la terza capitale europea dopo Londra e Parigi. Rifiuti, un grande imbroglio. Un grande imbroglio. Una mistificazione mediatica supportata da una disinformazione proterva e faziosa. Il comune di Napoli è riuscito con una piroetta a far ricadere la responsabilità della nuova, ennesima emergenza rifiuti sulle spalle del governo e quindi del centrodestra. Non s’era mai visto un comune che attribuisse al governo la responsabilità della rimozione dei rifiuti dalle strade. A Roma Alemanno è stato messo in croce per una mini-crisi che ha visto un po’ di cassonetti della spazzatura traboccanti immondizia di uno-due giorni. A Napoli si è arrivati alla stratificazione della monnezza, alla esasperazione della gente, ai roghi purificatori (meglio la diossina che il fetore e i ratti di strada?), alle manifestazioni e ai blocchi stradali. E per le televisioni e una parte degli stessi napoletani la responsabilità è ormai del governo che non si sostituisce al comune. Il sindaco Iervolino e la sua giunta si sono dissolti. Come se non esistessero. A Napoli, di qualsiasi cosa avviene, dalle buche sull’asfalto al traffico e ai rifiuti, la colpa è sempre e soltanto del governo.E gli stessi candidati della sinistra assecondano questa deriva di menzogne e faziosità. Una deriva iniziata con le cosiddette mamme Vesuvio, quando in una zona in provincia di Napoli infestata da discariche abusive di rifiuti tossici e nocivi e da una discarica gestita dal comune con irresponsabile sciatteria, ci fu una vera e propria insurrezione delle donne. E lo Stato fu costretto a battere in ritirata di fronte a centinaia di teppisti che per giorni e giorni, col favore delle tenebre, bombardarono polizia e carabinieri con razzi e bombe carta. In quei giorni iniziò la progressiva strategia della menzogna. Fu detto che il governo non riusciva a individuare siti per le discariche. Fu anche accreditata la leggenda del termovalorizzatore di Acerra fermo per degli errori di progettazione. E ci fu anche la cecità di quanti, cavalcando la protesta popolare, non accettarono la delocalizzazione dei rifiuti in discariche dell’Alta Irpinia o di altre province.La Campania è una regione che, non da ora, è afflitta da una urbanizzazione patologica delle coste. In alcune zone di Napoli e della provincia si contano fino a 16-18.000 abitanti per chilometro quadrato. L’abusivismo poi ha letteralmente ricoperto il territorio con edifici che i proprietari, spesso, non hanno nemmeno fatto rientrare nella legalità con i condoni edilizi. Quando si decide di scegliere un sito per una discarica ecco spuntare ville, casupole, ristoranti, persino maneggi abusivi. Questa è la situazione di Napoli e della sua provincia. Ecco perché per affrontare l’emergenza bisognava guardare altrove, verso le zone interne della Campania.E poi bisognava anche informare l’opinione pubblica del fatto che la monnezza è di competenza comunale, e che la Tarsu, la tassa dei rifiuti, è una tassa comunale. E che l’Asìa, l’azienda per la gestione dei rifiuti, è una partecipata del comune di Napoli. Semplici, lapalissiane verità. Che la sinistra ha travolto e sommerso sotto un cumulo di menzogne. Domenica e lunedì mandiamo in discarica anche queste menzogne. Ecco le emergenze che bisognerà affrontare.1) Il degrado urbanistico e sociale delle periferie.2) Il decadimento progressivo del centro storico, dove è mancato un piano organico di risanamento urbanistico.3) La progressiva perdita di un tessuto produttivo della città che ancora negli anni Cinquanta e Sessanta vedeva Napoli occupare il terzo posto in Italia per insediamento e rilievo dell’industria metalmeccanica e siderurgica.4) La crisi dell’artigianato che avrebbe potuto costituire un volano con la nascita di distretti produttivi.5) La crisi del turismo iniziata negli anni Sessanta e mai più segnata da una reale inversione di tendenza.6) La progressiva perdita di centralità nel commercio e negli scambi, inquinati peraltro dall’economia del riciclaggio camorristico.7) La condizione della struttura portuale, che ha risentito di questo progressivo arretramento della città. L’assenza di un progetto di sviluppo futuro come quello che negli anni Sessanta portò alla realizzazione del Secondo Policlinico e della Tangenziale. Un nuovo progetto dovrebbe prevedere anche il completamento di opere come la metropolitana e il Centro direzionale, avviate ben 35 anni fa.9) Il blocco di ogni modernizzazione e risanamento possibile della città provocato dal 1975 al 1983 dall’amministrazione di sinistra Valenzi e poi dal 1993 al 2011 dal ventennio della sinistra governante a Napoli. L’arretratezza del Pci era tale da impegnare il partito nella lotta dura contro la realizzazione della Tangenziale, del Secondo Policlinico, del Centro direzionale e, per finire, contro la trasformazione della baia di Bagnoli, dove ancora nell’83 la sinistra difendeva l’esistenza dell’impianto siderurgico.