ELENA VIRGINIA CONSTANTINESCU. “L’arte come devozione della bellezza”

Mag 9th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca Regionale

NAPOLI. Dal  7  al   22 maggio il complesso monumentale di San Gennaro all’Olmo, via San Gregorio Armeno 35, ospita la personale di Elena Virginia Constantinescu “L’arte come devozione della bellezza”, organizzata dalla Fondazione Giambattista Vico presieduta da Vincenzo Pepe, e dal Morra Arte Studio in collaborazione con Arte & Riflessi.

La mostra viene inaugurata sabato 7 maggio alle ore 18,00. E’ possibile visitarla dal lunedì al venerdì, ore 10:30-13:00 e 16:30-19:00; sabato 10:30-13:00.

In esposizione venticinque dipinti rappresentativi della raffinata produzione dell’artista rumena, incentrata sulla ricerca della bellezza come stile di vita, e dell’arte come celebrazione della bellezza quale fonte d’ispirazione.

Nello suggestivo scenario della sede napoletana della Fondazione, diretta da Luca Di Pierro, i visitatori potranno ammirare i fiori “appena colti” e  le “succose e irresistibili” nature morte che hanno resa celebre l’artista rumena, e i “volti di famiglia”, “la piazza dell’orologio” resa splendente dalla sua originale tecnica basata sul sapiente uso del riflesso.

I suoi quadri sono proiettati in un mondo ideale e nobile, particolarmente affine al vissuto di questa artista singolare e unica, dotata di quella particolare e preziosa capacità, non solo di catturare l’attenzione dell’osservatore, ma di rapirlo e proiettarlo nella splendente realtà sognata, nella favola personale coinvolgente ed unica da lei fascinosamente raffigurata .

  “L’Arte come devozione della bellezza” 

Fortemente dotata di una grazia ed eleganza innate, che la portano non solo a vedere e a percepire e, quindi, a creare in modo originale, ma a vivere in una sua dimensione, in un certo senso fuori dal comune, Elena Virginia Constantinescu, dal punto di vista artistico, è una dissenziente rumena.

Nella Romania del regime sovietico, in cui l’arte ufficiale si configura come adesione ai dettami del regime, ovvero all’ideologia del realismo socialista, sceglie la contrapposizione, così come tanti altri artisti.

Alla base della sua ricerca pittorica, non vi è esclusivamente una ragione socio-politica -  per quanto presente -  ma soprattutto una personale propensione spirituale ed estetica. La sua è una devozione assoluta alla “bellezza e all’arte”: concepire la vita come arte significa essere attratta e ispirata, sentire, analizzare e produrre  “nulla che non sia bello”. Questo rimarrà il suo principio assoluto.

 

La sua pittura è fortemente analitica. La cura del dettaglio è continua e raffinata: predomina la ricerca attenta e garbata della grazia e della ricercatezza, del bello, sempre con gusto, con classe. Decisamente originale la particolare tecnica luminosa con la quale ottiene risultati di grande effetto: creando della zone di forte riflesso, riesce a rappresentare la luce come se fosse ovunque e non provenisse esclusivamente da fonti precise.

Elena Virginia si ispira costantemente a canoni espressivi della pittura realistica, fortemente radicata nel passato, sicuramente attenta alle lezioni dei classici fiamminghi e rinascimentali.

Attraverso le sue opere ritrae e ci consegna il suo mondo, in cui i soggetti sono collocati in una scenografia spettacolare, come in un teatro: ricchi drappeggi, stoffe raffinate, colori abilmente scelti e accostati tra loro. Di rado, e prevalentemente nei dipinti dedicati alla sfera familiare e alla realtà quotidiana, “la Contessa” abbandona l’atmosfera raffinata ed estetizzante e rivela un intimismo quasi umile.

I fiori, tema predominante, sono freschissimi, sembrano appena colti: la sua abilità nel dipingerli sorprende e incanta anche l’occhio esperto. Come la frutta nelle nature morte, invitante fonte tentatrice di golosità, vera e palpabile, irresistibilmente succosa.

I suoi personaggi non sono mai eccessivi, neanche i nudi, sono assorti, malinconici; gli occhi quasi rivolti altrove, ma animati da una linfa vitale: nulla può offendere, né risulta sgradito, eppure rapisce.

Nelle pitture sacre predominano gli elementi architettonici classici; per il primo piano sceglie colori intensi e luminosi, mentre con quelli scuri ritrae uno sfondo di grande effetto: così ci trasporta in un mondo divino, luogo ideale e perfetto, concretizzazione di una bellezza artistica che è alla base della sua opera e della sua stessa vita.

                                                              LA   VITA 

Nata in Transilvania nel 1933, Elena Virginia Constantinescu si trasferisce presto a Parigi, dove vive gli anni dell’infanzia. L’influenza della capitale francese, animata da importanti e contrastanti fermenti artistici e culturali provenienti da tutta Europa, ha grande influenza sulla giovanissima rumena.

A Bucarest segue gli studi superiori e universitari, laureandosi in Chimica. Contemporaneamente coltiva però la sua grande passione e frequenta l’Accademia di Belle Arti.

Inizia a lavorare nel settore della ricerca scientifica. Collabora presso il Centro di esperienze e ricerche di Galliera di Bologna (1964 al ’66). Intraprende poi un lungo viaggio verso gli Usa, che la porta a stabilirsi a New York ( nel ’67); quindi si sposta a Roma (dicembre ’67) e infine a Napoli (’73), dove si trasferisce con il conte napoletano Arnaldo Marulli. Vi rimarrà definitivamente, eleggendola sua città d’adozione.

Numerosi i premi e i riconoscimenti che le giungono nel corso degli anni settanta,sia in Italia che all’Estero.

Dal 1976 decide di dedicarsi all’esecuzione di opere di grandi dimensioni e per questo motivo interrompe l’attività espositiva, che riprenderà solo nell’88.

Decide di offrire alla “sua” Napoli  le ultime due esposizioni italiane, presso l’ “AIMAR”, Accademia internazionale maestri dell’Arte realistica, e  l’ “Aulic Art Space”. L’attività fervida di tale Accademia, di cui la Constantinescu è fondatrice e presidente, riscuote grande interesse e apprezzamenti che la ripagano delle energie investite.

Durante gli anni 80 intraprende un rapporto di collaborazione importante e duraturo con la prestigiosa Galleria Forni di Bologna, tutt’oggi simbolo della tradizione figurativa. Successivamente si dedica alla promozione della pittura realistica, anche attraverso uno spazio espositivo messo a disposizione degli artisti che scelgono questo tipo di espressione.

Nel ‘66 da Broadway le arriva la lusinghiera richiesta di esporre le sue opere in una mostra di grande risonanza, ma Elena Virginia decide di declinare questa importante opportunità, molto probabilmente a causa della morte di Arnaldo Marulli, suo compagno di vita.

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