Napoli: come rimediare al ventennio rosso

Mag 6th, 2011 | Di cc | Categoria: Cronaca di Napoli

Negli ultimi venti anni Napoli ha conosciuto tre fasi di progressivo decadimento. C’è stata la fase dell’illusione bassoliniana, tutta incentrata sulla speranza e sulla comunicazione di un virtuale nuovo rinascimento. È seguita la fase del disincanto e del tirare a campare clientelare: le centinaia di milioni di euro dell’emergenza rifiuti sono state utilizzate anche per finanziarla. La terza fase è quella della disperazione che porta alla rassegnazione.L’emergenza rifiuti è espressione di quest’ultima fase. È diventata un male endemico, visibile, che degrada sempre più l’immagine di quella che nel Settecento fu la terza capitale europea dopo Londra e Parigi. Ma a segnare il declino di Napoli non è solo l’emergenza rifiuti. La città ne presenta molte altre che il nuovo sindaco dovrà affrontare con risolutezza e con mezzi adeguati. Soltanto una legge speciale come quella ideata da Francesco Saverio Nitti all’inizio del secolo scorso dopo un’epidemia di colera può restituire e assicurare un futuro alla città. Ecco le emergenze che bisognerà affrontare.1)    Il degrado urbanistico e sociale delle periferie.2)    Il decadimento progressivo del centro storico, dove è mancato un piano organico di risanamento urbanistico.3)    La progressiva perdita di un tessuto produttivo della città che ancora negli anni Cinquanta e Sessanta vedeva Napoli occupare il terzo posto in Italia per insediamento e rilievo dell’industria metalmeccanica e siderurgica.4)    La crisi dell’artigianato che avrebbe potuto costituire un volano con la nascita di distretti produttivi.5)    La crisi del turismo iniziata negli anni Sessanta e mai più segnata da una reale inversione di tendenza.6)    La progressiva perdita di centralità nel commercio e negli scambi, inquinati peraltro dall’economia del riciclaggio camorristico.7)    La condizione della struttura portuale, che ha risentito di questo progressivo arretramento della città. 8)     L’assenza di un progetto di sviluppo futuro come quello che negli anni Sessanta portò alla realizzazione del Secondo Policlinico e della Tangenziale. Un nuovo progetto dovrebbe prevedere anche il completamento di opere come la metropolitana e il Centro direzionale, avviate ben 35 anni fa.9)    Il blocco di ogni modernizzazione e risanamento possibile della città provocato dal 1975 al 1983 dall’amministrazione di sinistra Valenzi e poi dal 1993 al 2011 dal ventennio della sinistra governante a Napoli. L’arretratezza del Pci era tale da impegnare il partito nella lotta dura contro la realizzazione della Tangenziale, del Secondo Policlinico, del Centro direzionale e, per finire, contro la trasformazione della baia di Bagnoli, dove ancora nell’83 la sinistra difendeva l’esistenza dell’impianto siderurgico.  Cosa fare per la rinascita di NapoliAll’inizio del secolo scorso, dopo l’epidemia di colera, Francesco Saverio Nitti, con una legge speciale, riuscì a dotare Napoli di strumenti urbanistici e produttivi che trasformarono la città. Con la realizzazione di poli industriali ad est e nella baia di Bagnoli, e con l’avvio di un profondo risanamento urbanistico. Per restituire a Napoli la sua vocazione di capitale europea del Mediterraneo bisogna sciogliere alcuni nodi che la tengono prigioniera di un recente passato di immobilismo e inaridimento progettuale. Ecco come è possibile farlo.1)    Affrontando e risolvendo la questione del degrado delle periferie. La repressione della delinquenza organizzata deve essere accompagnata da un profondo risanamento sociale, economico e urbanistico.2)    Il decadimento del centro storico va affrontato con un grande piano di recupero finanziato con le risorse comunitarie come già avvenuto in Spagna e Portogallo.3)    Restituendo a Napoli la vocazione di città produttiva con un progetto di:a)    recupero della grande città dell’artigianato che per secoli ha rappresentato una delle risorse produttive più vitali;b)   insediamento di microimprese e di distretti produttivi urbani che possono trovare nell’humus dell’artigianato un terreno fertile di sviluppo;c)    creazione di società di trasformazione urbana, con le quali è possibile affrontare i problemi provocati a est dalla desertificazione industriale e a ovest dalla chiusura dell’impianto siderurgico di Bagnoli risalente al 1983;d)   sviluppo di Napoli come città della comunicazione, dei servizi, della creatività (canzone, teatro, soap opera, musica, arti figurative); e) rilancio del porto, che va anche restituito alla città e vissuto come è avvenuto con i porti di San Francisco e Barcellona.4)    Ripresa della vocazione turistica della città mediante:a)    la realizzazione di un water-front, un lungomare liberato dal traffico con un adeguato arredo urbano, e la balneazione del litorale da Mergellina a via Acton e della baia di Bagnoli;b)   il rilancio del polo museale con il recupero della Galleria Principe Umberto che fronteggia il Museo Nazionale e che va trasformata in una mostra permanente della creatività napoletana;c)    la restituzione dell’isola di Nisida alla fruizione dei napoletani e dei turisti, con il relativo trasferimento del carcere minorile.5)    Utilizzo dei giacimenti scientifici e di ricerca. Soltanto una città ritornata vivibile, serena, creativa, può attrarre intelligenze, professionalità ed energie di ricerca a livello internazionale.6)    Realizzazione di un polo di industria medicale che può essere allocato nelle aree deindustrializzate ad est e ad ovest della città. Un’industria che può trovare nella grande tradizione della ricerca medica napoletana un fondamentale supporto. Un progetto di riqualificazione urbana che è già stato attuato negli Stati Uniti proprio nelle aree deindustrializzate.7)    La Legge Speciale su Napoli deve anche prevedere risorse per l’utilizzo dei giacimenti di professionalità e intelligenza delle facoltà giuridiche e scientifiche dell’università napoletana. 8)     Accordo di programma tra Comune, Regione e Governo centrale per la realizzazione di istituti scolastici sperimentali che interagiscano con i progetti di sviluppo e di risanamento della città, in modo da fornire a Napoli le professionalità, le risorse intellettuali e creative a tutti i livelli, una volta completata la ricostruzione urbanistica, morale e civile della città. 

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